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GOVERNO: AI MEDICI LA LIBERA PROFESSIONE

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Nell’incontro ristretto di martedì sera con esponenti di Forza Italia, a casa sua, Silvio Berlusconi è stato molto chiaro: «Non c’è più tempo da perdere, la riforma dei medici deve essere fatta rapidamente». Il rapporto di lavoro col servizio pubblico diventa unico, senza più distinzione tra dipendenti in regime di intramoenia (libera professione svolta in reparto) ed extramoenia (nello studio privato). Insomma, verrebbe superata definitivamente la riforma varata dall’ex ministro del precedente governo di centrosinistra, Rosy Bindi. Finito l’orario di lavoro, 38 ore settimanali, il chirurgo, il radiologo o il cardiologo lasciano l’ospedale per dedicarsi ai pazienti della clinica senza essere penalizzati nella retribuzione e nella carriera. Oggi invece chi decide di fare attività privata esterna deve rinunciare al primariato e alla direzione di strutture complesse. Le direttive impartite da Berlusconi due giorni fa al ministro della Salute Girolamo Sirchia - che tace - e ai presidenti delle commissioni parlamentari (Giuseppe Palumbo, Camera, e Antonio Tomassini, Senato) verranno inserite nel decreto legge sulle emergenze sanitarie già saltato a Montecitorio due settimane fa e riproposto in forma ridotta al Senato. L’intenzione è di inserire un emendamento sul rapporto di lavoro che «è unico e a tempo pieno». Si parla di «indennità medica» inclusa nel contratto collettivo come voce fissa. La bozza chiarisce che «la libera professione è un diritto del medico ed è esercitata fuori dall’impegno di servizio». ( dal Corriere della Sera del 02/02/04, articolo a firma di Margherita De Bac)