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RICERCA ITALIA-UK

Cani e gatti possono neutralizzare Sars Cov-2

Cani e gatti possono neutralizzare Sars Cov-2
Disponibile in pre-pubblicazione lo studio italo-inglese sulla sensibilità di cani e gatti al virus Sars Cov-2 e sulla loro capacità di sviluppare anticorpi neutralizzanti. I ricercatori delle Università di Liverpool, Bari e Milano hanno testato centinaia di animali domestici del Nord Italia. I campioni sono stati prelevati durante la visita veterinaria da liberi professionisti. I ricercatori: cani e gatti non diffondono il virus, ma bisogna continuare ad osservarli nella pandemia.


Cani e gatti possono sviluppare anticorpi in grado di neutralizzare il virus Sars-Cov-2. Lo dice lo studio  Evidence of exposure to SARS-CoV-2 in cats and dogs from households in Italy condotto dai ricercatori veterinari delle Università di Liverpool, Bari e Milano. Degli oltre 500 pets testati -  tutti residenti in aree del Nord Italia, prevalentemente in Lombardia -  il 3,4% (13 cani) e il 3,9% (6 gatti) ha mostrato anticorpi neutralizzanti il virus SARS-CoV-2. Inoltre, gli animali conviventi in famiglie Covid-19 si confermano i più esposti al virus.
I risultati dello studio, che devono ancora essere sottoposti a peer review, sono pubblicati sul sito web BioRxiv.

Sono stati campionati da diverse regioni italiane: 540 cani  e 277 gatti,  principalmente Lombardia (476 cani, 187 gatti) in occasione di visite veterinarie di routine, presso liberi professionisti.

Il co-autore dello studio Alan Radford (Small Animal Veterinary Surveillance Network di Liverpool -SAVSNET) ha dichiarato che "i Veterinari e proprietari devono essere consapevoli del fatto che gli animali che vivono in famiglie COVID -19  portano quasi sicuramente il virus su di sè e possono anche infettarsi". La ricerca però non ha dato prove che gli animali da compagnia possano trasmettere questo virus alle persone. "Nessuno degli animali testati ha diffuso il virus" - ha dichiarato Radford, ribadendo il carattere interumano del contagio pandemico.

Ian Patterson  (LSTM) che ha eseguito i  test sierologici di questo studio, ha spiegato di avere utilizzato "il gold standard dei test sugli anticorpi, misurando la capacità dei sieri di questi animali di neutralizzare un isolato di SARS-CoV-2 prodotto in laboratorio. I livelli di anticorpi rilevati sono sorprendenti e suggeriscono che in futuro dobbiamo continuare questi studi sugli animali. È stato particolarmente interessante vedere- ha aggiunto- che la presenza di anticorpi nei cani, ma non nei gatti, era legata alla famiglia di appartenenza. Ciò può forse suggerire che le interazioni domestiche tra proprietari e cani possono renderli più sensibili".

Il professor Nicola Decaro dell'Università di Bari  spiega che "in un momento in cui la ricerca deve chiaramente guardare alla salute umana, comprendere il ruolo degli animali da compagnia in questa pandemia è molto impegnativo". Ciononostante, "questo è il più grande studio del suo genere fino ad oggi, condotto in regioni d'Italia dove l'infezione umana era elevata e non sarebbe stata possibile senza il supporto di laboratori diagnostici veterinari, professionisti locali e una collaborazione internazionale che coinvolgeva ricercatori a Bari, Milano e Liverpool. I nostri risultati indicano chiaramente che gli animali da compagnia possono essere infettati solo sporadicamente, quindi probabilmente no rappresenta una fonte di infezione per l'essere umano. La priorità deve rimanere sugli esseri umani, ma sarà importante comprendere meglio il ruolo degli animali se vogliamo controllare pienamente questa pandemia".

Gli autori sostengono che devono essere condotti ulteriori studi per comprendere meglio le implicazioni del virus per gli animali domestici, in particolare per quelli nelle famiglie COVID-19. Chiedono inoltre che gli animali da compagnia vengano inclusi negli studi sulla popolazione umana. "La ricerca in campo umano è vitale", aggiunge il professor Radford, "ma quando la malattia nella popolazione umana si sarà ulteriormente ridotta e sarà accessibile la tracciabilità dei contatti umani, sarà importante sapere che i nostri amici a quattro zampe non stanno minimamente concorrendo a mantenere la circolazione di SARS-CoV-2 nella popolazione".


Pre-print reference
Evidence of exposure to SARS-CoV-2 in cats and dogs from households in Italy
(Versione in pdf)

Impact of COVID-19 on companion animal veterinary practice