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12° COMMISSIONE SENATO

Approvata la risoluzione sulla filiera bufalina

Approvata la risoluzione sulla filiera bufalina
Ieri, la Commissione Igiene e Sanità del Senato ha approvato, all'unanimità, una risoluzione sulla filiera bufalina. Dopo decine di audizioni, nel corso di circa un anno di analisi economico-sanitarie di comparto, la Commissione ha consegnato al Governo alcuni impegni,dei  "punti utili e strategici" accolti dal Sottosegretario al Mipaaf Giuseppe Labbate.


Effluenti di allevamento e impatto ambientale- In primo luogo, la risoluzione impegna il Governo a promuovere la costituzione di consorzi e cooperative per una migliore utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e a a valutare l'attivazione di un tavolo tecnico Mipaaf-Ambiente per definire un Piano di gestione dei reflui in regione Campania.
Gli allevamenti di questa filiera sono imputati di impatto ambientale. La risoluzione individua fra le cause del problema la "intensivizzazione" dei sistemi zootecnici e al sempre maggior utilizzo di acqua con un incremento della produzione di liquame, inquinamento azotato delle falde acquifere e inquinamento atmosferico per la liberazione di protossido di azoto durante le fasi di maturazione dei liquami.

Brucellosi e Tubercolosi- La sanità dell’allevamento "rappresenta il punto cruciale da cui partire per impedire una brusca frenata della crescita economica del settore". La risoluzione osserva che "i controlli nelle aziende infette e i successivi provvedimenti sanitari non sempre hanno generato una efficace azione dei servizi veterinari territoriali, anche per la presenza di zone "difficili". A tutto questo si aggiunge una densità di allevamento per kmq molto elevata, "un elemento che concorre a rendere complicata l’eradicazione".

Tuttavia, "le patologie risultano sotto controllo", grazie al sistema di controllo e alle misure di biosicurezza adottate e stabilite dalla Task Force, introdotta dalla regione Campania.
Inoltre, "dalle diverse audizioni è emerso che solo con l’eradicazione -  che avviene attraverso i mezzi diagnostici ufficiali e l’abbattimento dei capi positivi, si arriva all’assenza della malattia e al raggiungimento dell’obiettivo principale, che è rappresentato dall’ottenimento di un territorio ufficialmente indenne". L'’eradicazione di un problema sanitario "porta al rilancio economico di quelle che sono le attività produttive della specie, così come è avvenuto in altri comparti".

Il ricorso alla vaccinazione per debellare la brucellosi "è stato dichiarato da gran parte degli esperti impegnati nel settore non coerente con gli obiettivi di questa filiera e soprattutto non confortato dai dati scientifici" . Il ricorso alla vaccinazione "potrebbe rappresentare un pericolo per la successiva commercializzazione della mozzarella di bufala campana DOP" e quindi  "un freno allo sviluppo economico del settore e alla visibilità del marchio DOP principalmente nei mercati esteri". Lo stesso  ricorso all’RB51, "non ha dato i risultati sperati". per quanto concerne profilassi della Brucellosi la relazione evidenzia che è "di fondamentale importanza"  il rispetto delle tempistiche ex lege poste al fine di prevenire e estinguere l'insorgenza di eventuali focolai epidemici.

Selezione genetica- La selezione genetica della Bufala di razza mediterranea italiana e il sistema adottato fino ad oggi hanno rappresentato "il fiore all’occhiello della zootecnia italiana e bufalina in particolare, favorendo la crescita della produzione pro-capite e avviando in maniera efficiente processi di selezione utili alla crescita della mandria".
E relativamente al ripopolamento delle aziende in cui sono stati riscontrati focolai, "non risulta opportuno sollevare allarmismi": in Italia sono presenti circa 400.000 capi di cui circa il 60 per cento sono soggetti adulti e, in considerazione del tasso di fertilità e dell’incidenza della mortalità neonatale, nascono circa 76.000 vitelle.
"Sarebbe importante superare la presenza di molteplici approcci non coerenti e tendere a creare un unico indice genetico da adottare per l’intera popolazione bufalina e utile alla salvaguardia del patrimonio nazionale".

Tracciabilità della filiera-   SIAN- La tracciabilità del latte bufalino e la Piattaforma informatica del SIAN (Sistema Agricolo Informativo Nazionale) hanno rappresentato "un volano per la crescita commerciale del latte di bufala e per l’aumento del prezzo alla stalla". Nonostante ciò "i risultati sono ancora parziali e non soddisfacenti", a causa di una "insufficiente dotazione di risorse e nonostante gli sforzi economici dell’Istituto Zoprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici, investiti negli anni dalla regione Campania".
La risoluzione chiede maggiori risorse finanziarie, l'interfaccia del sistema IZSM con i sistemi informatici in mungitura, il rilascio della certificazione condizionato al pieno adempimento degli oneri relativi al sistema della tracciabilità e sanzioni specifiche.


Lo sviluppo del comparto nel territorio campano-  Al Governo si chiede di individuare-  in accordo con la regione Campania-  azioni e norme finalizzate a rendere sostenibile il comparto bufalino "armonicamente"  con la vita e le aspettative del territorio e delle comunità a cui lega la sua storia. In Campania è allevato circa l’80 per cento dell’intero patrimonio bufalino. La risoluzione ricorda che le produzioni bufaline hanno anche un impatto occupazionale nazionale del 5 per cento, "un valore di tutto rispetto se si considera che, ad esempio, a livello campano, l’occupazione in tali settori incide sul totale del 3,8 per cento, contro un dato nazionale del 2,8 per cento e, addirittura, dell’1 per cento in Lombardia".


Biosicurezza e ristoro del reddito
-  La risoluzione impegna il Governo a valutare la possibilità di istituire un tavolo con il coinvolgimento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della regione Campania, per favorire e rafforzare il risanamento e lo sviluppo della filiera bufalina nelle diverse criticità, in particolare, migliorando la tracciabilità della filiera lattiero casearia, finanziando tramite la nuova PAC la biosicurezza in allevamento e prevedendo indennizzi per il mancato reddito in relazione al numero dei capi abbattuti (6% dell’intero patrimonio bufalino nel primo anno, prevedendo negli anni successivi come conseguenza delle attività di profilassi una riduzione del numero di capi da abbattere.


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