In questa fase, la FVE (Federazione dei Veterinari Europei) ha trasmesso alle istituzioni europee un documento (Criteria for the designation of antimicrobials reserved for humans) nel quale ribadisce che introdurre divieti in medicina veterinaria non è la soluzione "né il miracolo che ridurrà il problema in campo umano".
Gli input della FVE- Nel suo documento, la FVE suggerisce alla Commissione di considerare- prima di riservare determinati antimicrobici all'esclusivo impiego umano- sei condizioni.
1. che sia comprovato che l'uso di un dato agente antimicrobico (o classe antimicrobica) negli animali causi una resistenza antimicrobica elevata e misurabile nell'uomo;
2. che sia comprovato che quel dato agente antimicrobico (o classe antimicrobica) è l'unico trattamento possibile per una data infezione grave negli esseri umani;
3. che venga valutata la disponibilità di trattamenti alternativi per determinate infezioni nell'uomo;
4. che sia comprovato che la medicina umana ha adottato misure per limitare l'uso di un dato agente antimicrobico (o classe antimicrobica) che si intende vietare alla veterinaria
5. che siano disponibili trattamenti terapeutici alternativi per gli animali,
6. che la mancanza in medicina veterinaria di un dato agente antimicrobico (o classe antimicrobica) non causi gravi rischi per la salute degli animali, il loro benessere, per l'ambiente e per la salute pubblica.
Seguendo il dettato del Regolamento 6/2019 sui medicinali veterinari, la Commissione dovrà darsi dei criteri per stabilire se e quando riservare determinati antimicrobici alla medicina umana. Rientra in questo percorso la proposta di una nuova categorizzazione approvata dai Comitati Veterinario e Umano e attualmente in fase di consultazione pubblica, utilizzando il seguente
Submission_form.doc156 KBAntibiotici negli animali, la FVE segue le mosse della Commissione
Criteria for the designation of antimicrobials reserved for humans - FVE Input