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BVA E RCVS

Brexit, conseguenze per veterinari inglesi ed europei

Brexit, conseguenze per veterinari inglesi ed europei
What could ‘Brexit’ mean for vets? La BVA e il Royal College hanno analizzato le conseguenze, per la professione veterinaria, della fuoriuscita dalla UE del Regno Unito. Impatto sulla legislazione veterinaria europea e sulle possibilità di esercizio professionale in UK. Secondo l'RCVS Brexit richiede un negoziato post-referendum.

La British Veterinary Association ha prodotto un documento informativo sulle possibili conseguenze della fuoriuscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Il testo è stato pubblicato su Veterinary Record- prima dei risultati del voto che questa notte hanno deciso per l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Autrice del documento BVA è Susie Child.
Anche Bradley Viner, Presidente del Royal College of Veterinary Surgeons, ha pubblicato un documento di analisi sulle possibili conseguenze di Brexit sull'Ordine professionale. Come lui, Nick Stace, amministratore delegato del Royal College of Veterinary Surgeons (RCVS), ha analizzato in un articolo le implicazioni per l'Ordine professionale, a seguito di una riunione del Consiglio RCVS tenutasi a Londra nel novembre dell'anno scorso.

La BVA - membro della FVE- non ha preso una posizione pro o contro Brexit, ma si è limitata ad analizzare l'impatto del referendum sulla professione veterinaria in tutti i settori in cui è esercitata. Il documento è stato inviato agli eurodeputati della Commissione ENVI.
Nel documento si fa notare che gran parte della legislazione del Regno Unito in materia di salute e benessere degli animali e la salute pubblica, deriva da Bruxelles - compresa la legislazione sul controllo delle malattie, le importazioni e le esportazioni, il benessere degli animali, medicinali veterinari, e la sicurezza alimentare. In un dibattito del Consiglio BVA nel mese di aprile 2015 si è convenuto che l'adesione all'UE ha permesso al Regno Unito di influenzare e migliorare gli standard di salute e benessere degli animali in altri Stati membri.
Con la vittoria di Brexit "è probabile che, al fine di continuare l'attività con l'UE, il Regno Unito continuerà a dover rispettare molte delle regole comunitarie esistenti". Tuttavia, il Regno Unito "non avrà più input per lo sviluppo di una nuova legislazione UE".

Inoltre la BVA cita il nuovo regolamento sulla salute degli animali recentemente concordato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea. Esso  fornisce un quadro per la prevenzione delle malattie e di controllo in tutta Europa, che copre una vasta gamma di settori, tra cui la ricerca sulle malattie, la sorveglianza, la biosicurezza e il coinvolgimento veterinaria nelle aziende zootecniche. Il Gruppo di lavoro della BVA sulle politiche veterinarie "ha convenuto che il Regno Unito debba essere considerato all'interno dell'unità epidemiologica d'Europa per il controllo delle malattie".

L'attenzione dell'RCVS è focalizzata sulla disponibilità di veterinari qualificati nel mondo del lavoro nel Regno Unito, una disponibilità "influenzata dall'appartenenza britannica all'UE". Il riferimento è alla Direttiva UE 2005/36/CE relativa al riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali, in base alla quale possono iscriversi al RCVS i veterinari in possesso di titoli rilasciati dalle istituzioni europee riconosciute dallo Stato Membro di provenienza. Secondo il RCVS, "negli ultimi anni, quasi la metà dei veterinari che si sono registrati nel Regno Unito si è laureato in una facoltà veterinaria dell'UE".

Il Royal College- che auspica il mantenimento del sistema europeo del mutuo riconoscimento dei titoli- fa presente che "alcuni settori, come l'igiene delle carni, sono attualmente fortemente dipendenti da veterinari qualificati nella UE e non è chiaro se il potenziale deficit creato da Brexit sarebbe compensato da un aumento di laureati provenienti da paesi extra-UE registrabili nel Regno Unito".
In una lettera a Veterinary Record del 9 aprile scorso l'RCVS ha dichiarato che il Governo di Londra dovrà porsi  la questione dei permessi di lavoro nel Regno Unito; la previsione el Royal College è che "nel breve termine, è improbabile la revoca dell'iscrizione di chi si è già registrato all'RCVS, ma che le nuove domande di registrazione potrebbero essere pregiudicate".

In relazione al riconoscimento dei titoli, il RCVS ha spiegato che il Regno Unito potrebbe continuare a optare per la direttiva UE in vigore, come l'Islanda, la Norvegia e la Svizzera, oppure  il Governo UK "potrebbe negoziare una forma alternativa di riconoscimento reciproco". L'apertura di un negoziato "potrebbe fornire all'RCVS l'opzione di rifiutare quelli con titolo di studio scuole veterinarie dell'UE che non hanno conseguito gli standard  EAEVE, oppure di sviluppare un proprio modello di accreditamento europeo scuole di formazione professionale".
In caso di Brexit, il Royal College ravvisava- già prima dell'esito referendario- "un impatto sulla capacità dei veterinari del Regno Unito a stabilirsi e ad esercitare all'interno dell'UE", una questione "da concordare nell'ambito dei negoziati post-referendum".

Brexit potrebbe avere anche conseguenze finanziarie sul Royal College, con un possibile aumento della quota di iscrizione. Secondo l'RCVS sarebbe inoltre necessario modificare il Veterinary Surgeons Act (VSA) del 1966: la  riapertura della legge "potrebbe consentire di modifiche come ad esempio test linguistici da imporre sui medici veterinari UE". Non solo. In caso di modifica del VSA, si potrebbe anche "riaprire il dibattito su ciò che costituisce atto medico veterinario e sulla regolamentazione delle professioni collegate".

I timori del mondo accademico- Brexit potrebbe significare la perdita dei finanziamenti europei alla ricerca e all'innovazione. Le preoccupazioni di veterinari e ricercatori avevano mobilitato la comunità scientifica. Anche numerosi esponenti delle Università paventano difficoltà per gli accademici del Regno Unito a cooperare sui progetti di ricerca europei.
Duplice invece la lettura sull'accesso agli studi universitari: se anche calasse il numero di studenti dall'Unione Europea, in UK la domanda interna di studi universitari è talmente elevata da compensare una eventuale flessione dall'estero, tanto più ora che le università inglesi hanno tolto il numero chiuso.
Viceversa, un calo di studenti dalla UE, specie se non compensato dalla domanda interna, potrebbe peggiorare la situazione finanziaria delle università britanniche e determinare un aumento delle tasse per gli studenti.
Gli studenti europei verrebbero reclutati come 'studenti internazionali' e anche per loro le tasse accademiche risulterebbero più elevate. Alistair Jarvis - membro del gruppo dei rettori delle Università del Regno Unito - ritiene che Brexit sia "estremamente problematico" e che indebolirà il sistema accademico inglese.
Secondo dati delle università inglesi, nel 2012-2013, il 5,5% degli studenti che studiano nel Regno Unito proveniva da paesi dell'UE, generando 3,7 miliardi di sterline  per l'economia del Regno Unito e 34.000 posti di lavoro nelle comunità locali. Timori anche sul progetto Erasmus, del quale hanno beneficiato circa 200 mila studenti inglesi.

Le dimissioni di Cameron- La posizione del Governo di Londra è sempre stata contraria a Brexit: "Lasciare l'UE creerebbe anni di incertezza e di potenziale perturbazione economica".

What could ‘Brexit’ mean for vets? Veterinary Record 2016;

Professional registration and ‘Brexit’  Veterinary Record 2016;

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