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INTERVENTO DELLISS

Carne bovina all'AIDS: l'ultima follia del web

Carne bovina all'AIDS: l'ultima follia del web
Una falsa notizia sulla carne bovina infetta da Aids circola in questi giorni sui social network. Una vera 'bufala' che stava diventando virale. C'è voluto l'intervento dell'Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute per fare debunking: sgonfiare una notizia "assolutamente priva di ogni fondamento".
"Gli alimenti di qualsiasi genere non possono contenere il virus Hiv, né tantomeno causare un'infezione da questo virus". Così tranquillizzano gli esperti dell'Istituto superiore di sanità (Iss) sul sito Uniti contro l'Aids, in merito alla falsa notizia on line secondo cui ci sarebbero stati sequestri in tutta Italia di quintali di carne infetta da Aids.

"Sta girando sul web una falsa notizia secondo cui campioni di carne bovina conterrebbero il virus HIV e rappresenterebbero un rischio di contagio dell’infezione per le persone. Tale notizia è assolutamente priva di ogni fondamento"- precisa la nota, che aggiunge: "il virus HIV è infatti in grado di infettare solo l’uomo e alcune specie di scimmia e si inattiva rapidamente quando esposto all’aria aperta. Le uniche vie di contagio di questa infezione rimangono pertanto i rapporti sessuali con persone che vivono con l’HIV non protetti da preservativo, lo scambio immediato di sangue infetto tramite siringa, nonché la trasmissione verticale da madre HIV positiva a figlio".

Anche il Ministero della Salute- che ha rilanciato la replica dell'ISS-  invita i cittadini a sincerarsi chiamando il telefono verde sulle malattie trasmesse sessualmente o a  consultare il sito 'Uniti contro l'Aids'.

Più "virale" dell'AIDS può essere una falsa notizia che viene accreditata per vera con la circolazione acritica e compulsiva che caratterizza i nuovi social media. Il fenomeno del credito accordato alle 'bufale' è stato analizzato da esperti come Boccia Artieri, Ordinario di Sociologia all'Università Carlo Bo di Urbino. Questa la sua spiegazione al settimanale L'Espresso: «Se io vedo i miei amici su Facebook condividere una notizia, la ritengo affidabile, perché i miei amici lo sono. Dimenticando però che spesso possiamo avere una rete di connessioni molto più vasta di quella reale, e quindi che la comunicazione che avviene nel nostro "stream" sia in qualche modo incontrollabile". Ma una volta letto il testo non ci si accorge dell'errore? «I link nella maggior parte dei casi non vengono nemmeno aperti», risponde il professore: «Diversi studi hanno dimostrato che la condivisione può essere spesso superiore alla lettura: dico "Mi Piace" o ripubblico una notizia solo per quel poco che ho potuto capire dal titolo e dalle due righe di presentazione. È la fonte che ne legittima il senso: non serve niente di più».

Foto: butac.it