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PROCEDURA OPERATIVA

Rabbia, indicazioni per i casi sospetti in cani e gatti

Rabbia, indicazioni per i casi sospetti in cani e gatti
La Direzione Generale della Sanità Animale diffonde le indicazioni operative per la gestione dei casi sospetti di rabbia, clinici e di esposizione, in cani e gatti sul territorio nazionale. La nota ministeriale è indirizzata ai Servizi Veterinari Regionali e agli Istituti Zooprofilattici, con richiesta di diffusione a tutti i Medici Veterinari.

Pur in assenza di circolazione su tutto il territorio nazionale e nelle aree confinanti, il Ministero della Salute ha predisposto una linea guida operativa per la corretta gestione dei casi sospetti, sia clinici che di esposizione al virus della Rabbia. In Italia, il rischio di trasmissione in animali morsicati da carnivori selvatici- allo stato attuale- è "nullo", ma potrà essere rivalutato in caso di cambiamento della situazione epidemiologica - avverte la Direzione ministeriale. Nel caso di animali morsicati da carnivori domestici non rintracciabili, la valutazione della fondatezza del sospetto di esposizione nel soggetto morsicato resta una responsabilità del Veterinario Ufficiale in funzione del contesto (es. gravità delle ferite, contesto in cui è avvenuto l’episodio, e altro).

Cinque paragrafi e due alberi decisionali
- Le indicazioni operative della Direzione Generale della Sanità Animale sono corredate da due allegati che rappresentano graficamente l'albero decisionale utile ad affrontare due diverse situazioni: il sospetto di rabbia e il sospetto di esposizione a rabbia. In cinque paragrafi, le indicazioni operative descrivono:
1. Elementi anamnestici e clinici  in: A) cani e gatti morsicatori o venuti a morte; B) cani e gatti o altri carnivori domestici morsicati e/o aggrediti
2. Criteri per ritenere fondato un sospetto clinico di rabbia sulla base delle condizioni anamnestiche e cliniche 
3. Misure da attuare in caso di fondato sospetto clinico di rabbia
4. Criteri per far decadere il sospetto
5. Definizione di un caso clinico di rabbia
 
Nei casi in cui il sospetto clinico sia ritenuto fondato da parte del Veterinario Ufficiale l’animale deve essere sottoposto a un periodo di osservazione di almeno 10 giorni. Nel caso in cui il soggetto ritenuto un caso fondato di sospetto clinico e sia venuto a morte entro 10 giorni, la conferma del sospetto deve essere effettuata tramite invio di idoneo campione all’Istituto Zooprofilattico competente per territorio. Il sospetto di rabbia decade:
-dopo 10 giorni di osservazione dell’animale, in caso di remissione dei segni clinici dettagliati dalla nota ministeriale (sintomatologia neurologica a localizzazione neuroanatomica intra-cranica acuta (che si manifesta ad esempio con incoordinazione, tremore muscolare, movimenti compulsivi, head-tilt, paralisi, paresi, convulsioni, crisi epilettiche, deficit dei nervi cranici) non riconducibile ad altra patologia sulla base della diagnosi differenziale e alla quale abbia fatto seguito la morte entro 10 giorni; durante tale sintomatologia, l’animale abbia manifestato alterazioni comportamentali, tra cui aggressività, ipersalivazione, alterazione della fonesi o morsicatura, in assenza di una motivazione comprensibile e in contrasto con il suo abituale comportamento)
- in caso di esito negativo di conferma diagnostica eseguita post mortem presso l'Istituto Zooprofilattico competente per territorio.

Il sospetto di esposizione decade al decadere del sospetto di rabbia del cane morsicatore; oppure dopo 6 mesi nel caso in cui l’animale morsicatore non sia reperibile; oppure dopo 6 mesi dall’ingresso in territorio europeo, in caso di esposizione negli ultimi 6 mesi al rischio di infezione a seguito di un soggiorno effettuato in Paesi dove la malattia è presente, in assenza di certificazione vaccinale o mancanza di certificato di immunità post-vaccinale per i paesi dove è richiesto.

Per caso confermato di rabbia si deve intendere un caso sospetto sopraggiunto a morte, per il quale la diagnosi di rabbia (infezione da virus della rabbia – RABV) sia stata confermata dal Centro di Referenza Nazionale, mediante una delle metodiche raccomandate dal Laboratorio di Riferimento Europeo (EURL) per la rabbia e successiva caratterizzazione genetica del virus responsabile di infezione in conformità ai Regolamenti UE 2016/429 e 2020/689.
Le metodiche diagnostiche di screening adottate sul territorio nazionale (ovvero rilevazione dell’antigene virale mediante metodica di immunofluorescenza diretta, test rapido di isolamento virale su tessuto coltura e identificazione dell’RNA virale mediante metodiche biomolecolari) non sono in grado di distinguere tra RABV e altri Lyssavirus, rendendo pertanto necessaria la caratterizzazione genetica. 
Nell’impossibilità di confermare o escludere l’infezione da rabbia (es. in caso di animale sospetto non più reperibile), il sospetto permane e si riflette sulle misure da adottare sull’animale sospetto di esposizione.

pdfNOTA_DGSA_INDICAZIONI_OPERATIVE_RABBIA.pdf