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H5N1 nei gabbiani: valutazioni e interventi dopo le mortalità

H5N1 nei gabbiani: valutazioni e interventi dopo le mortalità
Evitare il ricovero nei CRAS dei gabbiani con sintomatologia sospetta.  Il virus resposabile della moria degli ultimi mesi è stato contratto dagli uccelli migratori arrivati in Italia a dicembre. Sempre più difficile individuare con certezza il periodo a rischio per l’Influenza aviaria: le migrazioni sono condizionate dal variare degli eventi climatici. E i virus HPAI  persistono nell’avifauna europea, anche in primavera ed estate. Aggiornamenti dal Ministero della Salute che raccomanda di sorvegliare anche i carnivori. 


Negli  ultimi mesi sono aumentati i casi di mortalità nel gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus) causati dal virus dell’Influenza aviaria ad alta patogenicità H5N1. Questo fenomeno è, con buone probabilità, ascrivibile all’arrivo, nel dicembre del 2022, di uccelli migratori infetti provenienti dal nord Europa. Lo rileva il Ministero della Salute nella circolare inviata alle Regioni dalle Direzioni generali della Sanità Animale (DGSAF) e della Prevenzione (DGPRE)

Lo stesso virus dei visoni della Spagna - I dati finora raccolti in Europa evidenziano che i virus H5N1 individuati nel gabbiano comune sono tra loro molto simili e derivano dal riassortimento tra virus H5N1 HPAI e un sottotipo a bassa patogenicità (LPAI) particolarmente adattato ai gabbiani (H13). Questo virus è inoltre lo stesso che ha recentemente colpito l’allevamento di visoni in Spagna.

Difficile individuare il periodo di rischio - Questi episodi evidenziano le difficoltà nel definire con certezza il periodo a rischio per l’Influenza aviaria nel nostro paese tenuto conto del ruolo di diverse variabili quali le migrazioni di specie diverse di uccelli selvatici a loro volta condizionate dal variare degli eventi climatici. Inoltre, la persistenza dei virus HPAI nell’avifauna europea, anche in primavera ed estate, rende oggi ancora più complessa tale valutazione.

Evitare il ricovero dei gabbiani nei CRAS
- Allo stato attuale, gran parte dei gabbiani che vengono ritrovati e che presentano sintomatologia sospetta (abbattimento del sensorio, difficoltà a volare, sintomi nervosi, etc.) vengono convogliati presso i Centri di Recupero Animali Selvatici (CRAS) per l’esecuzione dei previsti controlli diagnostici. A tale riguardo, e considerato l’evolversi della situazione epidemiologica, il Ministero ritiene che ciò possa rappresentare un fattore di rischio non solo per gli altri volatili ospitati ma anche per i mammiferi ricoverati in queste strutture nonché per il personale che vi lavora ed esegue i prelievi di campioni diagnostici su uccelli potenzialmente infetti.
Il Ministero della Salute raccomanda quando possibile l’individuazione di siti alternativi dove effettuare i test diagnostici. Il CRNIA dell’IZS delle Venezie ritiene opportuno che sui gabbiani con sintomatologia, tale da non compromettere la vita dell’animale, debbano essere immediatamente eseguiti tamponi tracheali e cloacali. Qualora il primo tampone dovesse risultare negativo, dovrà essere ripetuto per altre due volte, nell’arco di una settimana dall’arrivo dell’animale.
Solo in caso di responso negativo dei tre test sarà possibile ricoverare i soggetti nei CRAS.

Eutanasia - Sui soggetti in vita rinvenuti in gravi condizioni, visto l’alto indice di mortalità e l’attuale situazione di attenzione sanitaria nonché per motivi riconducibili al benessere degli animali coinvolti, è possibile optare direttamente per la loro eutanasia da effettuarsi con metodi umanitari da parte dei veterinari ufficiali. La carcassa dovrà comunque essere consegnata prontamente all’IZS competente per territorio per la ricerca del virus dell’influenza aviaria.

Singolo campione- Tenuto conto, inoltre, che molti laboratori potrebbero incontrare difficoltà nel gestire un elevato numero di campioni ricevuti, anche in considerazione degli inevitabili rischi di contaminazione in laboratorio, a causa delle elevate positività riscontrate, le Direzioni Generali ritengono opportuno che, nel caso di fenomeni di mortalità collettivi riscontrati in un territorio con casi di HPAI già individuati nei gabbiani ascrivibili allo stesso fenomeno epidemiologico, si possa ricorrere al prelievo di un singolo campione.

Monitorare l’avifauna- Di particolare importanza e urgenza è l’attivazione di un piano di monitoraggio dell'avifauna nelle zone coinvolte da questi fenomeni di mortalità collettive, al fine di verificare se l’eventuale elevata contaminazione ambientale abbia determinato il passaggio del virus ai volatili stanziali (anatidi in particolare).
Al contrario nelle aree dove non sono stati rilevati casi di HPAI negli uccelli selvatici sarà invece necessario testare le specie selvatiche, incluso il gabbiano comune, che presentano sintomatologia sospetta o si rinvengano decedute.

Carcasse- Considerato che i fenomeni di moria nei gabbiani risultano particolarmente consistenti in alcuni territori, si rende necessario provvedere anche alla raccolta delle carcasse e alla pulizia dell’eventuale guano con l’obbiettivo di ridurre i rischi di contaminazione ambientale.

Sorveglianza anche nei carnivori- Il Ministero raccomanda alle regioni di estendere l’attività di sorveglianza per HPAI anche nei confronti delle specie carnivore, domestiche e selvatiche (come ad esempio cani e gatti presenti negli allevamenti avicoli qualora venissero confermati casi di HPAI) in particolare nei territori dove sono stati riscontrati casi di influenza aviaria negli uccelli selvatici. Esempi di coinvolgimento sono il focolaio nell’allevamento spagnolo di 50.000 visoni in precedenza citato e il focolaio in Belgio dello scorso dicembre 2022 in uno stabilimento di uccelli in cattività che ospitava 40 furetti di cui 6 positivi. In entrambe le situazioni gli animali presentavano sintomi respiratori. Altri casi sono stati poi accertati nel corso del 2022 in diversi paesi europei in canidi (volpi in particolare), felini e mustelidi selvatici.

Considerato, infine, che anche i cinghiali possono alimentarsi con carcasse di uccelli selvatici il Ministero della Salute reputa opportuno, nelle zone dove sono già stati accertati casi di HPAI negli uccelli selvatici, effettuare test diagnostici per l’influenza aviaria anche in questa specie.

H5N1, circolare congiunta DG Prevenzione e Sanità Animale