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L'INTERVISTA

World Rabies Day, un ruolo per i Paesi indenni

World Rabies Day, un ruolo per i Paesi indenni
La Giornata mondiale contro la rabbia è l'occasione per ricordare che in Italia il rischio, benchè remoto, "è presente e dovrebbe essere sempre considerato". Intervista a Paola De Benedictis, Direttrice del Centro di referenza nazionale per la rabbia.

Il 28 settembre si celebra in tutto il mondo il World Rabies Day. Nonostante l'Italia sia indenne, questa zoonosi letale, sporadicamente, pone alcune incertezze persino a un Paese con uno status sanitario favorevole come il nostro. La consuetudine con questa zoonosi- a differenza che in altre parti del mondo- si è affievolita, ma non bisogna abbassare la guardia.

"Molti non hanno mai visto un caso"- spiega Paola De Benedictis, responsabile del Laboratorio zoonosi virali emergenti e direttrice del Centro di referenza nazionale per la rabbia presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Attualmente, il Nord Est italiano è protetto dai territori delle confinanti Slovenia e Croazia, entrambe attualmente indenni da rabbia.
Tuttavia, "il rischio, benché remoto, è presente e dovrebbe sempre essere considerato"- spiega l'esperta che cita il caso di lyssavirosi nel gatto domestico. "E' fondamentale che i colleghi Medici Veterinari siano consapevoli del rischio rabbia al fine di rafforzare la sorveglianza sul territorio e prevenire un’eventuale esposizione durante la visita clinica e la manipolazione di cani manifestanti sintomi clinici riconducibili alla rabbia".

In Europa- Recentemente, la rabbia è tornata in auge in Europa, in occasione dell’esodo di rifugiati ucraini con animali al seguito. L’Ucraina non è un paese indenne e la circostanza -tragica in sé- ha riacceso il rischio di movimentazioni irregolari di animali. "Non va trascurato- spiega De Benedictis- il fatto che la situazione epidemiologica nella maggior parte dei Balcani sia senz’altro da tenere monitorata, per la mancanza di una sorveglianza strutturata che sia in grado di quantificare i casi di infezione. Ad oggi - prosegue- il rischio principale di introduzione della malattia nei territori indenni, resta l’introduzione illegale di carnivori domestici provenienti da zone infette. A conferma di ciò, nel territorio europeo sono stati riscontrati 20 cani positivi nel periodo 2001-2021".
E sempre in Europa ci sono anche tentazioni di rilassatezza normativa, con proposte che vorrebbero abbassare la guardia proprio mentre sarebbe il caso di tenerla alta. L'esperta concorda con la valutazione del rischio dell'EFSA che ha sconsigliato la titolazione anticorpale a 30 giorni, invece dei 90 previsti.

Nel mondo
- Dopo una battuta d'arresto dovuta alla pandemia, il World Rabies Day segna la ripresa dell'obiettivo “Zeroby30”, l'eradicazione globale della malattia entro il 2030. COVID-19 ha impedito la distribuzione e la somministrazione del vaccino in molte aree del mondo, sostenute dalle politiche di prevenzione e sorveglianza promosse da FAO, OMS e WOAH.
"La rabbia- afferma De Benedictis-  rappresenta un esempio eclatante di una malattia per la quale i mezzi di controllo e prevenzione esistono, ma non sempre vengono applicati in maniera costante e organica".

L'intervista integrale a Paola De Benedictis è pubblicata sul numero 28/2022 di Professione Veterinaria