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Covid-19 e macelli: una campagna di prevenzione nazionale

Covid-19 e macelli: una campagna di prevenzione nazionale
Si è conclusa con esiti incoraggianti la campagna di screening – unica al momento in Italia – negli impianti di lavorazione carni di Bari e provincia. Il gruppo di lavoro creato dalla ASL di Bari è intervenuto già in aprile sul primo focolaio italiano in un macello. Adesso il piano di intervento sarà il modello per una campagna di prevenzione nazionale in collaborazione con l'ISS. Lagravinese: resta da capire se c'è una relazione tra micro clima ambientale, condizioni di lavoro e diffusione del virus”. In corso i test dei lavoratori AIA.


“La ASL di Bari è capofila di una campagna di prevenzione su scala nazionale in collaborazione con Istituto superiore di Sanità e coordinamento tecnico delle regioni, che ha come obiettivo quello di verificare il rispetto delle misure anti contagio previste dalla normativa vigente nelle industrie che lavorano le carni". Lo rende noto il Direttore Generale Antonio Sanguedolce – aggiungendo che "gli esiti negativi dei test sono un segnale rassicurante che ancora di più incentiva la prevenzione”. Ad aprile, in uno stabilimento di macellazione del territorio pugliese si erano verificati i primi casi di Covid-19 nel settore. Lo stabilimento è poi risultato Covid free: tutti negativi gli esiti dei tamponi sui 545 dipendenti.

Il piano della ASL di Bari- Il Dipartimento di prevenzione della ASL aveva costituito un gruppo di lavoro ad hoc e avviato un piano di controlli  negli altri stabilimenti del territorio di sua competenza. É stato sottoposto a tampone l’84% dei lavoratori impiegati nelle aziende che hanno aderito al piano. Le ispezioni in ogni stabilimento sono state coordinate dal direttore dello Spesal Area nord, Giorgio Di Leone. “In tutte le aziende abbiamo seguito lo stesso schema di intervento – precisa Di Leone – con una operatrice del SISP (servizio igiene e sanità pubblica) che ha eseguito i tamponi rino-orofaringei mentre gli operatori SPESAL e SIAV, insieme al datore di lavoro e, in qualche occasione al medico competente, hanno fatto il sopralluogo in azienda al fine della verifica delle misure anti contagio”.Durante le verifiche è stata compilata una check list. I campioni dei test sono stati consegnati al laboratorio dell’Ospedale Di Venere, centro analisi Covid della ASL. Nell’ambito del piano mirato è stata offerta la possibilità di eseguire tamponi e test sierologici anche al personale SIAV (veterinari e tecnici della prevenzione) che opera all’interno dei mattatoi. Una volta ricevuto il referto del tampone (generalmente entro 24/48 ore dalla esecuzione), lo stesso è stato trasmesso via mail ai medici competenti dei lavoratori degli stabilimenti e agli operatori SIAV attivi nei vari mattatoi.

Covid-19: allerta nei macelli di tutto il mondo- L’esperienza del macello barese e l’insorgenza di casi analoghi in altre zone del mondo, come Germania, Stati Uniti, Canada e Irlanda, ha suscitato l’interesse da parte dell’Istituto Superiore di Sanità che sta indagando sui fattori ambientali, strutturali, gestionali, logistici, socio economici e sanitari, che possono favorire e prevenire l’infezione negli impianti industriali di macellazione e lavorazione delle carni.

“C’è ancora grande preoccupazione a livello internazionale sui casi di contagio che si concentrano nei macelli di tutto il mondo da parte delle autorità sanitarie – dichiara Domenico Lagravinese, direttore Dipartimento prevenzione ASL – e anche nella nostra provincia stiamo facendo ispezioni a tappeto per tenere sotto controllo il problema e capire se esiste una correlazione tra micro clima ambientale condizioni di lavoro e diffusione del virus”.

Il caso AIA - Dal 19 agosto, la Asl di Treviso ha esteso precauzionalmente lo screening a tutti i 675 lavoratori dello stabilimento AIA nel trevigiano. I test sono in corso. “L'’ispezione che abbiamo fatto - sottolinea il direttore generale del Servizio Igiene e Sanità Pubblica Francesco Benazzi -ha evidenziato l’ottemperanza delle misure anticovid: poiché i lavoratori, in alcune aree, lavorano a stretto contatto, abbiamo comunque ritenuto opportuno allargare a tutti gli operatori lo screening in modo da intercettare immediatamente eventuali altre positività”. Testati anche i familiari dei lavoratori con positività.