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PUBBLICITA' SANITARIA E LEGGE DI BILANCIO

Antitrust: no al vincolo territoriale per i direttori sanitari

Antitrust: no al vincolo territoriale per i direttori sanitari
Che il direttore sanitario debba essere iscritto all’Ordine del territorio in cui ha sede la struttura in cui opera è "una ingiustificata restrizione della concorrenza nell’offerta dei servizi professionali in ambito sanitario". Per l'Antitrust, la norma inserita nella Legge di Bilancio, non si spiega.


La Legge di Bilancio 2019 (commi n. 525 e 536), in vigore dal 1 gennaio, prevede che il direttore sanitario debba essere iscritto all'Ordine territoriale competente per il luogo nel quale ha sede operativa la struttura sanitaria che egli dirige. Il comma 536 fissa anche un termine di 120 giorni per adeguarsi: " Tutte le strutture sanitarie private di cura sono tenute a dotarsi di un direttore sanitario iscritto all'albo dell'ordine territoriale competente per il luogo nel quale hanno la loro sede operativa entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge".

L'Antitrust (Agcm) ha contestato la norma giudicandola una "ingiustificata barriera all’accesso e all’esercizio dell'attività di direttore sanitario". Non solo. Per l'Autorità Garante della Concorrenza non si capisce perchè si voglia far coincidere l’ambito geografico di iscrizione all’Albo con quello di esercizio dell’attività di direttore sanitario: "la previsione, infatti, non appare volta a garantire, ad esempio, prestazioni sanitarie più sicure a tutela dei consumatori"- osserva il Garante

Si finisce soltanto per "segmentare il mercato", in spregio alla libera concorrenza e allo stesso ordinamento professionale nazionale ed europeo: in base al primo, l'abilitazione di Stato consente di esercitare in tutto il territorio nazionale, senza vincoli geografici; in base al secondo, la libertà di circolazione e di stabilmento dei professionisti è allargata a tutta l'Unione Europea.

Secondo l'Antitrust, il vincolo territoriale imposto al direttore sanitario non potrebbe nemmero trovare giustificazione nella necessità di esercitare un più efficace potere di vigilanza e disciplinare da parte dell’Ordine territoriale". Al contrario, esaminando le modifiche apportate dalla Legge di Bilancio alla pubblicità sanitaria e al complesso delle liberalizzazioni, l'Agcm le ritiene caratterizzate da vaghezza terminologica e  incertezza e giuridica, tali da esporre  i professionisti " a qualsiasi intervento disciplinare degli Ordini".

La pubblicità sanitaria diventa "comunicazione informativa"

pdfPARERE_AGCM_SUL_DIRETTORE_SANITARIO_E_SULLA_PUBBLICITA_SANITARIA.pdf139.08 KB
Parere dell'Agcm sul Bollettino 49/2018