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LINEE GUIDA UE

Principi e regole per prescrivere antibiotici veterinari

Principi e regole per prescrivere antibiotici veterinari
La responsabilità principale per l’uso prudente degli antimicrobici ricade su 'coloro che prescrivono e somministrano tali sostanze'. Le linee guida della Commissione Europea affermano il principio che a prescrivere antibiotici debba essere solo il Medico Veterinario che conosce la storia degli animali in trattamento. Indipendenza e appropriatezza dell'atto prescrittivo.

Chi prescrive gli antimicrobici "deve essere un veterinario cui è nota la storia della mandria, dell’allevamento o dell’animale trattato". E' un principio, che le Linee Guida Europee sull'uso prudente degli antimicrobici in medicina veterinaria affermano con forza. Oltre a questo, per la Commissione Europea "è necessario garantire che chi prescrive possa prendere la decisione sul trattamento in modo indipendente al fine di evitare conflitti di interesse. La posizione o lo status di chi prescrive in relazione all’allevatore devono pertanto essere tali da garantire decisioni indipendenti, basate in primo luogo su conoscenze specifiche".

Questo obiettivo può essere raggiunto in diversi modi, secondo la Linea Guida, a partire dall'introduzione di "misure per limitare gli incentivi finanziari fra i medici veterinari, i fornitori di antimicrobici e l’industria farmaceutica, e per limitare i potenziali conflitti di interesse che potrebbero agevolare la prescrizione e la vendita inopportune o non necessarie di antimicrobici, permettendo comunque sistemi equilibrati di cure veterinarie".

Un'altra indicazione è di prevedere "contratti o accordi fra l’allevatore e il veterinario per la mandria o allevamento specifico, di modo che il veterinario possa comprendere meglio lo stato generale di salute del branco/ allevamento e ridurre quindi la prevalenza di malattie e l’uso di antimicrobici".

Nei casi in cui sia necessario prescrivere un antimicrobico, il veterinario che prescrive "deve accertarsi attraverso un esame clinico in loco che i sintomi indicano un’infezione batterica. Ove possibile, "l’operatore sanitario" che redige le prescrizioni deve prelevare campioni idonei dai quali si possa individuare il patogeno e misurarne la sensibilità antimicrobica. In casi acuti, quando il trattamento deve essere iniziato immediatamente per evitare la sofferenza dell’animale o limitare la diffusione di un’infezione, è comunque opportuno prelevare campioni. Se i campioni sono prelevati subito prima dell’inizio del trattamento, il test di sensibilità può essere eseguito durante la somministrazione del trattamento. I risultati possono essere quindi utilizzati per convalidare la scelta dell’antimicrobico e avviare il controllo epidemiologico. Quando il trattamento è praticato su base costante, test di coltura e di sensibilità ripetuti consentono di monitorare le tendenze della sensibilità antimicrobica e di rivedere quindi il trattamento, se necessario".

Il veterinario che prescrive deve seguire le raccomandazioni nazionali e/o regionali per la prescrizione e la somministrazione di antimicrobici (linee guida aggiornate sul trattamento, protocolli basati sulla pratica per le infezioni comuni, che tengano conto delle tendenze regionali e locali della sensibilità antimicrobica), che possono aiutare i veterinari a prendere decisioni ottimali per le prescrizioni in mancanza di dati sulla sensibilità. La pubblicazione tempestiva e la disponibilità di dati nazionali aggiornati sulla sorveglianza facilitano l’elaborazione di protocolli locali.

E inoltre, chi prescrive "deve garantire la scelta dell’antimicrobico più adatto, sulla base delle informazioni più accurate e aggiornate sulla sua farmacodinamica e farmacocinetica, e di informazioni accurate e aggiornate sul funzionamento delle diverse classi di antimicrobici". Deve "sempre considerare l’uso di singole sostanze anziché di combinazioni di antimicrobici e deve assicurare che, ove si decida di somministrare una combinazione di antimicrobici, tutte le sostanze che la compongono siano attive contro il patogeno o i patogeni target".

Il prescrittore ha anche "la responsabilità di fornire informazioni corrette alla persona che somministra l’antimicrobico. Si tratta, in primo luogo, delle informazioni sul prodotto (SPC, foglietto illustrativo, etichettatura) relative alla dose, alle indicazioni, ai periodi di attesa e alle avvertenze per un uso prudente.I veterinari devono riferire senza indugio alle autorità la mancata o ridotta efficacia di un prodotto antimicrobico. La comunicazione va effettuata nell’ambito del sistema di farmacovigilanza esistente".

In considerazione del rischio di resistenza antimicrobica, "chi prescrive deve sempre valutare attentamente possibili soluzioni alternative, anche a lungo termine, che potrebbero impedire la recrudescenza della malattia".

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