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VIROLOGIA E VETERINARIA

Virus depotenziato? Risponde la Veterinaria e fa la differenza

Virus depotenziato? Risponde la Veterinaria e fa la differenza
Antonia Ricci, direttrice dell'IZSVE, è stata invitata dal Presidente Luca Zaia al consueto aggiornamento con la stampa su Covid-19 in Veneto. "Invitare una istituzione veterinaria significa avere capito cosa vuol dire one health". Prima della pandemia "alcuni non capivano perchè studiare l'interfaccia uomo-animale. Noi l'abbiamo sempre saputo". SARS Cov-2 "è arrivato in Italia sulle gambe delle persone, su animali e alimenti abbiamo una rete di controlli come in nessun luogo al mondo". Il virus è più debole? Come a febbraio "non torneremo mai".

“Il sequenziamento del virus l’hanno fatto loro”. Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia cede la parola (video) a Antonia Ricci, direttrice dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, e al virologo Calogero Terregino. La novità, "molto importante", che Zaia annuncia non è solo il sequenziamento del virus SARS Cov-2 in Veneto (in banca dati ci sono 98 gruppi diversi in Italia, di cui 4 in Veneto) ma anche la scoperta, in via di pubblicazione, che le zanzare non veicolano Covid-19.

Per Ricci, partecipare alla conferenza stampa della Regione  è “una grandissima opportunità di dimostrare sul campo cosa vuol dire one health. Ne abbiamo scritto tutti, se ne parla tantissimo, ma io credo che invitare ad una conferenza stampa su un virus che colpisce l’uomo una istituzione veterinaria significa aver capito l’importanza di affrontare queste problematiche dal punto di vista globale e non solo dal punto di vista clinico”. 

Da queste parole in poi, l'intervento di Antonia Ricci è una vera lectio magistralis chiara ed efficace sul ruolo della Veterinaria. Al termine dell'incontro, le domande della stampa saranno soprattutto per lei. Zaia accenna ad incomprensioni fra mondo scientifico, decisori politici e media. “Parliamo a volte lingue diverse – spiega Ricci- ma dobbiamo imparare a parlare con lo stesso linguaggio, e dobbiamo farlo in tempo di pace, perché in emergenza tutto diventa più rapido e difficile”.

“Prima della pandemia alcuni si chiedevano che senso avesse il nostro Centro”- Ricci presenta le attività dell’IZSVE e il Centro di referenza per l’interfaccia uomo-animale, referente per l’OIE, “il corrispondente dell’OMS per la sanità animale”- precisa per i giornalisti in sala. “Alcuni si chiedevano che senso avesse questo Centro, noi l’abbiamo sempre saputo. Oggi credo che sia chiaro a tutti”- prosegue. “Capire i meccanismi di questi salti di specie è indispensabile e cruciale. Il coronavirus ce l’ha dimostrato ed è quello che facciamo quotidianamente.Il nostro pane quotidiano sono le zoonosi”- spiega.
Il Centro lavora a progetti di cooperazione internazionale: “Andare a capire i meccanismi dei salti di specie, lì dove si formano e prima che accadano nei nostri territori è indispensabile. Noi lavoriamo per aumentare la capacità diagnostica, di studio e di comprensione anche di quei Paesi meno avanzati che non hanno il nostro sistema sanitario. E’ fondamentale per arginare le problematiche sanitarie prima che diventino globali”.

Perché è cambiata l’epidemia in questi mesi? "Perché noi abbiamo cambiato l’ambiente. Il virus è sempre lo stesso, ma con il lockdown e con il distanziamento abbiamo fatto in modo che il virus non possa più passare agevolmente da una persona all’altra. Abbiamo isolato i malati. Ci avete fatto caso? Nelle ultime settimane non ci sono più persone in giro con tosse e raffreddore. Fino a prima di febbraio ognuno di noi lavorava tranquillamente in ufficio con qualcuno che tossiva o starnutiva. Oggi scapperemmo".

Cosa è successo?
  "E’ diminuita drasticamente a carica virale ed è diminuita drasticamente perché abbiamo allargato le distanze e perché i malati non circolano più nella popolazione. Chi di noi oggi viene in contatto con il virus viene in contatto con una quantità di virus bassissima e la probabilità di infettarsi è bassissima. Se aumento le distanze e in mezzo metto la mascherina cambio l’ambiente e tutto cambia. Ad oggi noi abbiamo agito sull’ambiente. Chi ha studiato le malattie infettive conosce il loro paradigma: ogni malattia dipende da tre fattori: l’ospite, il patogeno e l’ambiente. Questi tre fattori influenzano completamente l’andamento della malattia. Non ci dobbiamo focalizzare solo sul virus, solo sul malato. Dobbiamo considerarli assieme".

Nell’ambiente ci sono anche gli animali - "Le zanzare possono trasmettere molte malattie, quindi ci siamo posti il problema. L’esito dello studio di prossima è del tutto rassicurante, perché le zanzare non hanno la competenza vettoriale per trasmettere il virus. Questa è un’ottima notizia".

Cosa vuol dire sequenziare un virus? Analizzare il genoma. Vuol dire "fare una sorta di impronta digitale del virus". Perché serve? "Perchè quando parliamo di SARS CoV2 parliamo di una popolazione di virus, ogni virus in ogni paziente/ambiente/zona è leggermente diverso dall’altro. Come noi in questa stanza: siamo omogenei ma ci sono delle differenze ad esempio di parentela, come tra fratelli somiglianti; se qualcuno di noi viene da una parte distante del mondo (in sala colleghi dal Giappone) il loro dna sarà diverso, ma tutti siamo riconducibili alla specie umana. E così vale per il virus: sequenziarlo vuol dire andare a guardare le differenze, spesso piccole e casuali e di nessun significato: le differenze di dna fra di noi sono causali e nella nostra funzionalità non hanno significato, ma alcune mutazioni invece, pensiamo alle malattie genetiche delle persone, creano problemi importanti. Lo stesso capita nei virus. Capire le loro differenze ci serve per vedere se muta e se muta così tanto da rendere inefficace una certa terapia o un vaccino".

E' più buono o più cattivo? "Ad oggi non lo sappiamo e per saperlo ci servirà molto tempo. Dobbiamo capire quali mutazioni possono modificare anche la funzionalità del virus e poi confrontare molte informazioni dalla clinica con i dati di sequenziamento. Il virus è sempre quello, la raccomandazione a non abbassare la guardia è fondamentale. Il vero cambiamento dell’epidemia non è del virus ma dei nostri comportamenti che si sono dimostrati assolutamente efficaci. E’ sotto gli occhi di tutti. Se torniamo ai comportamenti precedenti è estremamente probabile, dato che il virus c’è ancora, che si possa tornare alla situazione precedente.
Il virus è ugualmente pericoloso. Ha subito mutazioni perché passando da ospite a ospite cambia, ha assunto caratteristiche diverse, ma nessuno può dire che queste mutazioni hanno cambiato l’aggressività in bene e in male. E' cambiata la malattia che causa, perché oggi si viene a contatto con una quantità di virus più bassa, perché circolano meno malati e il malato è colui che elimina più virus.  Possiamo venire a contatto con piccole quantità molto piccole di virus senza ammalarci e nemmeno infettarci. Oppure di carica così bassa che, pur infettandoci, non ci ammalato. Il virus riduce la sua potenza perché cambia la quantità con cui entriamo a contatto.

Rischiamo di tornare alla situazione di febbraio? "I rischi non sono zero, ci sono ancora positivi e ci sono ancora malati. Se oggi in questa stanza avessimo, come capitava, una persona che tossisce e starnutisce senza mascherina, e stessimo vicini io potrei infettarmi e nel giro di tempo la situazione di febbraio potrebbe ripresentarsi. Ma avremo imparato qualcosa in tutto in questo! Nessuno lascrebbe più circolare persone malate. Abbiamo imparato quali misure usare, per questo credo che non tornermo mai alla situazione di febbraio".

E’ una pandemia- . Anche se in Italia e in Europa avessimo zero contagi, cioè nessuna persona che presenti la malattia o l’infezione, il virus c’è in altre parti del mondo e l’attenzione va mantenuta alta finchè  il virus non sparirà per ragioni naturali o fino a quando non ci sarà un vaccino efficace che permetterà di ridurre l’impatto del virus.

Come è arrivato nel nostro Paese? “Con le gambe delle persone. L’Italia è un Paese con una rete capillare di garanzia della sanità animale e della sicurezza alimentare che non ha paragoni nel mondo. Abbiamo una rete di controlli molto intensa che riduce il rischio di introduzione di patogeni attraverso animali e alimenti. Il coronavirus è un patogeno umano ed è entrato con lo spostamento di persone, uno spostamento che è impossibile controllare come si fa con alimenti e animali alle frontiere. La libera circolazione delle persone non lo consente. Il virus ha camminato sulle gambe delle persone, non ha camminato con gli animali né con gli alimenti".

COVID-19, le zanzare non trasmettono il virus