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RAPPORTO CONFPROFESSIONI

Libera professione: una forza del Paese che perde appeal

Libera professione: una forza del Paese che perde appeal
L’Italia si conferma il Paese con il maggior numero di liberi professionisti in Europa: sono 1,4 milioni e valgono più di 40 miliardi di euro. Ma non ci sono politiche adeguate. Nonostante un saldo occupazionale in attivo, la libera professione sta perdendo appeal. Lo rileva il “VII Rapporto sulle libere professioni in Italia", presentato da Confprofessioni a Roma alla presenza del Ministro del Lavoro Marina Calderone.


Gli anni della pandemia, il 2020 e il 2021, hanno interrotto un trend di crescita che le libere professioni stavano vivendo da un decennio. L'emergenza sanitaria ha causato la chiusura di 24 mila attività professionali e ha alzato un'onda lunga di incertezza economica che non è ancora rientrata.
A farne le spese sono soprattutto i professionisti "datori di lavoro" che calano di quasi del 13%. In calo anche i redditi degli  iscritti alle casse di previdenza private, che segnano una flessione del 2%. Tuttavia, i saldi occupazionali si mantengono in positivo, trainati dalla crescita dei contratti a tempo indeterminato.

Lo scenario è descritto dal “VII Rapporto sulle libere professioni in Italia", curato dall’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni, e presentato il 15 dicembre presso il Cnel, alla presenza di rappresentanti del Governo e del Parlamento: il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto; la senatrice Maria Stella Gelmini; l’onorevole Marta Schifone, responsabile Professioni di Fratelli d’Italia.


Una strategia difensiva dei liberi professionisti - «Il Rapporto sulle libere professioni 2022 è lo specchio fedele di una realtà economica che mostra una forte resilienza di fronte alle turbolente oscillazioni congiunturali e a una politica che fino a oggi non ha saputo intercettare il valore del lavoro professionale nei meccanismi di crescita della nostra economia". commenta il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. Il ripiegamento del comparto su stesso, una sorta di inevitabile "strategia difensiva", si lega a "difficoltà oggettive" e a "un contesto normativo poco incentivante". Fattori ha dichiarato Stella che "ritardano la partenza della ripresa del settore nel suo complesso".

"Riaffermo il mio impegno a valorizzare questo comparto, ma anche a trovare i percorsi positivi per rafforzarlo e per ragionare sulle criticità"- ha dichiarato Marina Calderone. "Mi impegno a non considerare il tavolo del lavoro autonomo come un appuntamento sporadico o un percorso obbligato".  La titolare del Lavoro considera " importante che le categorie riflettano anche sulle modalità con cui oggi e in futuro si dovrà fare la professione e sulle necessarie sinergie che devono essere create tra le categorie". Le norme contenute nella manovra "sono l'inizio di un percorso". Ora "dobbiamo fare un passo in più, affinchè il tavolo del lavoro autonomo possa disegnare quegli strumenti necessari a sostenere le categorie durante tutto l'arco della vita professionale degli iscritti".

I professionisti nel mercato del lavoro - Con 1.402.000 unità i liberi professionisti rappresentano il 28,5% del lavoro indipendente in Italia. In termini di reddito complessivo, la libera professione vale oltre 40 miliardi di euro in Italia e quasi l’84% di tale reddito proviene dai professionisti iscritti alle Casse di previdenza private.

Stabilizzazione del lavoro negli studi professionali-
  Nonostante la crisi del biennio Covid, il Rapporto registra saldi occupazionali sempre positivi tra i dipendenti degli studi: nel 2021 si contano oltre 41 mila attivazioni nette, contro le 29 mila nel 2019, grazie anche all’aumento dei contratti di lavoro stabili, passati da 38.607 a 46.333 negli ultimi tre anni: un dato che riflette la stabilizzazione del lavoro negli studi professionali come confermato anche dai contratti di apprendistato.

Declino demografico e scarsa attrattività- Preoccupano le prospettive del mercato del lavoro negli studi professionali che non riescono più ad attrarre neolaureati, una tendenza che si incrocia pericolosamente con il declino strutturale demografico che impatta duramente sui livelli occupazionali, dove tra il 1996 e il 2021 si nota un tracollo del 46% tra i giovani under 30.
Un dato netto che emerge dal Rapporto 2022 è il calo di appeal della libera professione a vantaggio del lavoro dipendente. Tra le cause del calo di laureati nella libera professione c’è anche la questione reddituale.

La questione di genere- Nelle professioni ordinistiche permane un ampio divario reddituale di genere. La crescita delle donne si registra pressoché in tutte le aree professionali, ma sono soprattutto i settori della sanità e dell’assistenza sociale quelli a maggior trazione femminile, mentre nelle professioni legali la parità di genere è un risultato assodato. Inoltre, il gender balance appare decisamente più equilibrato tra le fasce più giovani, nonostante la quota di donne tra i giovani professionisti scenda dal 48,5% del 2018 al 42,8%, segno che la recente crisi ha colpito duramente questo segmento.


Prospettive- «In questo contesto- dichiara Stella-  i liberi professionisti italiani guardano al nuovo corso politico del Paese con estrema attenzione, nella prospettiva di trovare risposte concrete per il mercato del lavoro e per lo sviluppo economico del Paese.Il declino demografico, l’occupazione giovanile e la crescita dimensionale degli studi professionali rappresentano fronti aperti sui quali la politica può e deve intervenire per rendere più attrattivo e competitivo il nostro settore, attraverso un auspicato confronto e una dialettica costruttiva con gli organismi di rappresentanza delle professioni».

VII Rapporto sulle libere professioni in Italia – Anno 2022
(Sintesi)

VII Rapporto sulle libere professioni in Italia – Anno 2022

(Integrale)