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IL PARERE DEL CRENBA

Benessere e selezione del gatto Scottish e di altre razze

Benessere e selezione del gatto Scottish e di altre razze
Scottish, Munchkin, Elf, Bambino e Dwelf. Sono le razze di gatti che l'ANFI ha deciso di non registrare più nel Libro Genealogico e sulle quali si è espresso il Centro Nazionale di Referenza per il Benessere Animale (Crenba). La scelta di far nascere animali con fenotipo sofferente "potrebbe essere in contrasto con la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia". Il testo.


Per non favorire la selezione di animali portatori o affetti da patologie genetiche, l’Associazione Nazionale Felina Italiana (ANFI) ha deciso, di non registrare più nel proprio Libro Genealogico i gatti appartenenti alla razza Scottish (fold e straight), Munchkin, Elf, Bambino e Dwelf. In particolare, i gatti di razza Scottish sono affetti da problemi ossei dovuti alla selezione e manifestazione di una mutazione genetica.

Sulla questione si è espresso il Centro Nazionale di Referenza per il Benessere Animale (Crenba), presso l'Istituto Zooprofilattico di Brescia, sollecitato a rendere un parere per poter valutare se vietare la riproduzione e conseguentemente fare una segnalazione al Ministero delle Politiche Agricole.

Analizzata la normativa di riferimento, il parere affronta le problematiche che interessano queste razze di gatti e conclude che "la scelta di far nascere animali con fenotipo sofferente dovrebbe essere sempre attentamente considerata e messa in discussione".  Si dovrebbe infatti evitare a questi gatti sofferenza e dolore inutili, distress o danno fisico prolungato, "soprattutto nel caso in cui ciò non sia giustificato da un importante beneficio a favore della salute umana, animale e dell’ambiente"- spiega il Centro di Referenza.

Inoltre, questo tipo di comportamenti- prosegue il parere- potrebbe anche essere in contrasto con quanto affermato dalla Convenzione Europea per la Protezione degli animali da compagnia (ratificata dall'Italia con la Legge n. 201/2010) e cioè che “qualsiasi persona la quale selezioni un animale da compagnia per riproduzione, è tenuta a tener conto delle caratteristiche anatomiche, fisiologiche e comportamentali che sono di natura tale da mettere a repentaglio la salute ed il benessere della progenie o dell’animale femmina".
Per il Crenba, "sussistono infatti numerose evidenze scientifiche che dimostrano come le deformità delle razze oggetto del parere siano ascrivibili a mutazioni genetiche spontanee, associate,anche se in forma variabile, al manifestarsi di patologie osteocartilaginee accompagnate da disturbi dolorosi che, nei casi peggiori, per lenire le sofferenze, hanno addirittura spinto all’eutanasia dell’animale".

In conclusione, il benessere e la qualità di vita di questi animali "è compromesso". L’allevamento e la riproduzione di queste razze comporta la nascita di soggetti sofferenti, "il che rappresenta certamente un tema dai risvolti di natura legale ed etico-morale non indifferente e come tale, deve essere affrontato"- conclude il parere.

La relazione tecnica del parere è stata redatta dalla dottoressa Francesca Fusi. Il documento è firmato dal responsabile del Centro, Luigi Bertocchi.
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