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INCHIESTA

Le "staffette" dei randagi spediti al Nord o all'estero

Le "staffette" dei randagi spediti al Nord o all'estero
Cani spediti al nord o all'estero per liberare le strade dai randagi o svuotare canili sovraffollati. Quella di «staffettista» è ormai diventata una professione.

È la politica attuata da molti Comuni del Sud, che stringono sempre più spesso accordi con associazioni o privati per trasferire gli animali in zone in cui avrebbero maggiori possibilità di essere adottati. Una strategia che però sposta il problema anziché risolverlo e solleva interrogativi sia sulle condizioni di trasporto sia sulle reali destinazioni dei cani. Affidati a «staffette» che si incaricano del trasporto, alcuni animali trovano casa, altri finiscono in rifugi di diverse regioni o in località sconosciute.

A far luce sul fenomeno è una inchiesta de Il fatto Quotidiano che ha raccolto dati e testimonianze: "Quando a pagare sono le associazioni o gli adottanti, i prezzi dei viaggi vanno dai 30 euro per un cucciolo agli oltre 100 euro per un cane adulto di grossa taglia. E lo staffettista viene remunerato spesso in nero". Ma a volte quei viaggi sono già pagati in partenza dai comuni, disposti a versare somme ancora maggiori.

Una decina di soggetti percorrono la penisola in lungo e in largo ogni settimana, indicando su Facebook tappe, date e orari degli spostamenti previsti. I viaggi non sempre rispettano le disposizioni per il trasporto di animali e i camion a norma sono rari. I cani rimangono a bordo anche per più di 24 ore. Accade per tragitti internazionali, come quello tra la Sicilia e il nord della Francia, ma anche su distanze minori, nel caso di contrattempi che, secondo le testimonianze di vari adottanti, avvengono di frequente. I cani che partono verso il nord non siano quelli più difficili da far adottare, ma soprattutto cuccioli.Spedire cani a centinaia di chilometri significa non poter controllare direttamente come vengono trattati dopo l'adozione o nelle strutture che li accolgono.

Dal 1991, la legge quadro 281 ha vietato la soppressione dei cani, ha imposto ai comuni di finanziare il mantenimento dei randagi nei canili e ha promosso la sterilizzazione delle femmine. Una politica che, se correttamente applicata, avrebbe portato in questi 23 anni all'estinzione dei meticci "indesiderati", considerato che i cani non vivono più di 20 anni. Non è andata affatto così, soprattutto nelle regioni in cui la prospettiva delle sterilizzazioni è stata disattesa. I costi per i comuni sono esplosi (centinaia di migliaia di euro l'anno nelle città) e le mafie si sono interessate a questo business. (fonte)