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TRACCIABILITA

Il ruolo dei frutti di bosco nell'epidemia di epatite A

Il ruolo dei frutti di bosco nell'epidemia di epatite A
Le indagini epidemiologiche supportano il ruolo di questi prodotti come causa dell'epidemia. In Polonia e Bulgaria le possibili fonti di contaminazione.
Su richiesta della Commissione Europea, Efsa ha coordinato le attività di diversi Stati membri per ricostruire la catena produttiva dei frutti di bosco e alimenti derivati collegati all'epidemia di epatite A (2013-2014), partendo dai lotti individuati e risalendo fino alla produzione in campo. I risultati di questo lavoro di tracciabilità- che ha visto la partecipazione della Task force del Ministero della Salute italiano- sono stati pubblicati in questi giorni. Vi hanno contribuito microbiologi ed esperti di sicurezza alimentare e salute pubblica di vari Paesi (Italia, Irlanda, Olanda, Polonia, Norvegia, Francia e Svezia),specialisti di tracciabilità dall'Istituto Federale Tedesco per la Valutazione del Rischio, oltre ad esperti di epidemie a trasmissione alimentare dell'ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control).

Le indagini sui frutti di bosco e prodotti derivati coinvolti nell'epidemia multistato di epatite A supportano il ruolo di questi prodotti. Ad oggi non è stata individuato un unico punto di contaminazione che colleghi tutti i casi e tutti i lotti contaminati. Tuttavia, i risultati delle indagini condotte limitano le ipotesi a due sole possibili fonti, con un livello simile di evidenza: ribes rossi prodotti in determinate regioni e annate in Polonia; more prodotte in Bulgaria (anno e zone di produzione sconosciute).
La tracciabilità ha inizialmente coinvolto 38 lotti/casi da Italia e Irlanda. Cinque ulteriori lotti/casi da Francia, Norvegia e Svezia si sono aggiunti nella primavera 2014. Il Sistema di allerta rapido europeo per alimenti e mangimi RASFF ha supportato lo scambio di dati di tracciabilità, che complessivamente ha registrato e preso in esame 6.227 transazioni commerciali tra 1.974 operatori del settore alimentare.


Trend in calo- Le segnalazioni nell'Unione europea di casi di Epatite A sono diminuite costantemente negli ultimi 15 anni, dai 14 casi per 100.000 abitanti del 1997 ai 2,5 del 2011.Anche in Italia la malattia ha seguito la stessa tendenza. Viceversa, le notifiche del 2013 hanno subito un incremento, raggiungendo rispettivamente il doppio, il triplo e il quadruplo dei casi registrati nel 2010, 2011 e 2012. Complessivamente dal gennaio 2013 in Europa sono stati segnalati più di 1.440 casi di epatite da 12 Stati membri, di cui 331 casi confermati correlati all'attuale epidemia. Ad oggi non sono stati registrati decessi.
In Italia, in totale dal 1 gennaio 2013 al 31 maggio 2014 sono stati notificati 1.300 casi di Epatite A.
I dati al 31 maggio 2014, confermano la riduzione del numero dei casi già evidenziata a partire da novembre 2013, con il picco epidemico collocato tra aprile e maggio 2013.

Le indagini epidemiologiche e quelle virologiche sui casi umani sono state eseguite presso l'Istituto superiore di sanità. Le attività analitiche per la ricerca del virus HAV negli alimenti sono state eseguite dai laboratori degli Istituti zooprofilattici (IZS). (fonte)

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 Report scientifico Tracing of food items in connection to the multinational hepatitis A virus infection outbreak in Europe