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RICERCA SWG

Veterinari e Allevatori, il 94% degli italiani chiede più collaborazione

Veterinari e Allevatori, il 94% degli italiani chiede più collaborazione
Il 94% degli italiani ritiene che per rendere le filiere italiane più sostenibili ci dovrebbe essere una maggiore collaborazione tra Allevatori e Veterinari.


Il dato emerge dall'indagine "L'importanza del Veterinario nella filiera del Parmigiano Reggiano" condotta dalla società di ricerca Swg e presentata questa mattina a Reggio Emilia nell'Auditorium del Consorzio.  Sta in questa sinergia professionale la sfida individuata dai promotori dell'odierno convegno, il Consorzio Parmigiano Reggiano e Aisa-Federchimica (Associazione Imprese Salute Animale) in collaborazione con l'agenzia di consulenza Apco.
L' indagine di Swg ha fatto da base di lancio di una proposta progettuale di comunicazione e di formazione, rivolta a Veterinari e Allevatori,  ideata dal Consorzio e aperta alle sinergie con l'industria farmaceutica e con la Veterinaria. Per il 60% dei rispondenti il ruolo del Veterinario è principalmente quello di indirizzare l'Allevatore nella costruzione di un allevamento responsabile per il benessere animale e dell'uomo.

I valori intangibili dei consumatori italiani- I risultati delle interviste, somministrate da Swg ad un campione rappresentativo di consumatori, fanno emergere la crescente considerazione che gli italiani attribuiscono alla collaborazione tra Veterinari e Allevatori per la sostenibilità della filiera alimentare. Si dice in "totale accordo" con "una maggiore collaborazione tra Veterinari e Allevatori" ben il 94% dei rispondenti, una percentuale pari a quella attribuita alla food security , ovvero la garanzia di una disponibilità di cibo adeguata alla domanda.
L'indagine di Swg, ripetuta a distanza di due anni dalla precedente, conferma le aspettative di salute e di benessere animale dei consumatori italiani, un criterio valoriale d'elezione ancora più decisivo del prezzo nelle scelte di acquisto dei prodotti di origine animale. Le condizioni di allevamento degli animali sono prioritarie (per 8,4 cittadini su 11) e un 49% del campione intervistato da Swg pensa che si debba fare di più per il loro benessere e la loro salute.
Le sensibilità sociali maturano nel tempo: oggi il 41% degli italiani è in grado di declinare correttamente il concetto one health, rispetto al 22% del 2021. La cultura della salute unica sta crescendo, anche se restano sacche di incertezza: il controllo delle zoonosi e dell'antimicrobico-resistenza è l'ultima delle priorità. Per 9 italiani su 10 la salute umana dipende dal benessere animale. 

Autenticità e attrattività-  Il Consorzio è consapevole che "bontà e prezzo non bastano", afferma il Presidente Nicola Bertinelli richiamandosi al progetto "Alleva" ideato per seguire il prodotto Parmigiano Reggiano  a cominciare dalla produzione primaria. All'affermarsi di valori "intangibili" occorre reagire con concretezza "senza demagogia e con autenticità". La sostenibilità richiede redditività, altrimenti "non scatta la molla per creare lavoro e mercato". Il Presidente Bertinelli spinge oltre la sfida del prodotto Dop, sotto il peso di dinamiche socio-occupazionali sfavorevoli: "il rischio è che non ci siano più le persone: i casari oggi sono pensionabili, gli allevatori in turn over"- spiega, auspicando una svolta nelle aspirazioni sociali: "Se vuoi attrarre devi essere attrattivo, bisogna creare le condizioni perchè l'allevatore abbia uno status di professionalità attrattivo". Un salto di considerazione necessario anche al Veterinario, "una professionalità di cui c'è assoluto bisogno".

Dall'antibiotico "con i muscoli" alla prevenzione- I dati raccolti da SWG e presentati dal Direttore di Aisa-Federchimica, Roberto Cavazzoni, mettono in risalto un nuovo ruolo anche per l' industria farmaceutica. "Abbiamo imparato a seguire il processo- ha dichiarato Carlo Gazza, Vicepresidente di Aisa.  Un tempo i messaggi dell'industria farmaceutica erano tutti protesi sulle performance del prodotto, di un antibiotico si metteva in luce la capacità "muscolare" di spettro, mentre oggi si guarda soprattutto al processo che sta all'origine della scelta della terapia, in funzione di una maggiore attenzione al benessere dell'animale trattato. E' così che si è passati, ha aggiunto Gazza, dal consumo di 1800 tonnellate di antibiotici a poco più di 600 tonnellate, una riduzione vistosa e in ulteriore calo accompagnata da un crescente ricorso alla diagnostica e alla prevenzione. L'evoluzione dell'industria farmaceutica, chiama in causa i Veterinari, veri decisori di tutti gli strumenti di prevenzione e di cura.

Comunicazione delle competenze e competenze di comunicazione- Il Veterinario viene individuato dai promotori del convegno come un fattore importante nella catena di comunicazione e in particolare verso l'Allevatore per motivarlo verso il conseguimento di obiettivi valoriali, attesi dal mercato.  Il Veterinario è "il fulcro della comunicazione verso l'allevatore", ma deve essere a sua volta educato a sviluppare "competenze per comunicare le proprie competenze".
Secondo il Presidente dell'Ordine di Parma, Alberto Brizzi, il Veterinario può vantare una conoscenza fisiopatologica e un insegnamento accademico di tipo olistico che lo mette nelle condizioni di saper abbracciare l'ampiezza del concetto one health.  "Abbiamo conosciuto la fase primitiva della produzione primaria quando si mungeva a mano, ma oggi ci troviamo di fronte ad aziende evolute, alla robotica applicata, ai progressi della genetica e della nutrizione di precisione"- ha detto Brizzi citando  "devianze mediatiche" che non fanno percepire questa evoluzione. "La comunicazione ha molte facce- ha aggiunto. Anche se ai Veterinari mancano le competenze, gli strumenti e il tempo, "la comunicazione va fatta"- ha affermato il Presidente di Parma, suggerendo di stimolare l'Allevatore con una comunicazione positiva, l'unica che crea i presupposti di una disponibilità alla crescita.

Dall'esperienza di Alleva- Spetta al Veterinario Marco Nocetti, Responsabile del Servizio Produzione Primaria del Consorzio, dare forma al ruolo Veterinario: "Per  far evolvere gli allevatori  chi meglio del Veterinario dell'Allevatore, una figura percepita come autorevole e di fiducia?" Nocetti dispiega una platea vasta (2.500 stalle/2-3 persone di media in ognuna) non ancora completamente raggiunta da una formazione che rispecchi le tendenze del mercato e della società descritte da Swg, nonostante i risultati del progetto Alleva, ad esempio in termini di riduzione degli antibiotici. "C'è  attenzione da parte dei Veterinari- ha detto Nocetti-  da parte di chi fa già formazione ai propri clienti e anche da parte di chi non sa come fare". La proposta del Consorzio è di creare un network e di dotare il Veterinario di supporti utilizzabili per coprire questo ruolo di formazione-comunicazione, un ruolo non più solo di clinico e di prescrittore. "Abbiamo raccolto spunti- spiega Nocetti-per una formazione su temi collaterali alla medicina veterinaria che non tutti maneggiano: genetica, alimentazione e anche aspetti gestionali di conto economico dell'azienda". E soprattutto la comunicazione: "C'è chi nasce con il carisma e chi impara la tecnica". Nocetti ha delineato un percorso a step che ha come punto di partenza una ricognizione dei bisogni e come punto di arrivo un progetto di comunicazione orizzontale (tra operatori) e di comunicazione verticale (allevatori).

Per le conclusioni, il Direttore di Aisa-Federchimia ha fatto proprie le parole della platea: "Comunicando in sinergia, Veterinari e Allevatori possono trovare insieme risposte e soluzioni". L'invito dei relatori agli stakeholder è di prendere atto dei risultati della ricerca di Swg e di "metabolizzarli" per individuare le azioni da intraprendere. "Il mercato non si può fermare".

REPORT_RICERCA_SWG_2024.pdf888.37 KB

pdfAGENDA_DEI_LAVORI.pdf850.97 KB