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IL DOCUMENTO

SSN: ripensare la formazione e l'accesso

SSN: ripensare la formazione e l'accesso
E' un programma di rivalutazione complessiva della formazione e delle risorse professionali, quello su cui stanno ragionando le Regioni e il Ministro Lorenzin. Dall'incognita del ricambio generazionale alla proposta di accesso senza specializzazione. Dalle Regioni un "Documento per il confronto con il Ministro della Salute".

La Conferenza delle Regioni ha approvato un documento con una serie di osservazioni e proposte che toccano i principali nodi dell'agenda del confronto fra l'esecutivo e il Governo. Investimenti, spesa farmaceutica, organizzazione dei LEA dopo la conferma referendaria del Titolo V federalista, ma è soprattutto il SSn del futuro la novità della proposta avanzata dalle Regioni. Il documento, una base di confronto con il Governo nei prossimi mesi e soprattutto con il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, potrebbe avere una portata ben più innovativa di come si presenta ad una prima lettura.

Adeguare il fabbisogno formativo al fabbisogno sanitario.
I cambiamenti indotti dal mutato contesto epidemiologico e dalla riorganizzazione dei servizi – che devono tenere conto delle grandi innovazioni tecnologiche e di processo in atto – richiedono un profondo ripensamento dei modelli e dei percorsi formativi a tutti i livelli (pre e post laurea, laurea.).
Aggiungasi il ricambio generazionale in arrivo,  che può rappresentare, se gestito correttamente e con grande tempestività, una opportunità di supporto al cambiamento ma anche, se si proseguirà con le attuali regole e metodologie, un grande rischio per il SSN che non avrà le risorse professionali adeguate e necessarie a rispondere ai bisogni della popolazione.
La definizione del fabbisogno formativo di personale sanitario è direttamente correlata alla quantità e qualità dei professionisti sanitari ed è importante anche per questi ultimi, i quali devono poter contare su di un’organizzazione del lavoro adeguata alle sfide del futuro.
Ciò rende indispensabile che le Regioni rilancino con forza il confronto con il Governo centrale – in particolare con MIUR e Ministero della Salute – e con le rappresentanze del mondo professionale per definire nuovi criteri di programmazione, gestione e valutazione delle attività formative coerenti alle nuove sfide del SSN e ai nuovi modelli e fabbisogni organizzativi. A titolo esemplificativo e non esaustivo:

• la rivalutazione della potenzialità formativa, in termini numerici, dei corsi di laurea, delle scuole di specializzazione, della formazione post laurea;
• l'introduzione di corsi di specializzazione universitaria anche per la medicina generale al posto degli attuali corsi di formazione organizzati a livello regionale, nonché per la pediatria l’acquisizione di maggiori specifiche competenze riguardanti l’assistenza territoriale all’interno dell’attuale formazione specialistica);
• la revisione dei contenuti formativi dei corsi universitari, pre e post laurea che siano coerenti alle nuove esigenze del SSN;
• la revisione degli attuali profili professionali, con l’inserimento delle nuove esigenze anche con riferimento alla ricerca;
• la formazione continua, l’aggiornamento e la valutazione continua delle competenze.

La definizione dei fabbisogni formativi dovrebbe naturalmente essere strettamente connessa e coerente ai fabbisogni organizzativi del SSN: le Regioni stanno attualmente collaborando con MdS e MEF alla definizione di una metodologia per la definizione del fabbisogno organizzativo dei servizi sanitari in ambito ospedaliero - lavoro che dovrebbe concludersi nei prossimi mesi – mentre resta ancora molto lavoro da fare per le attività di assistenza territoriale e prevenzione.

Accesso al SSN- Di prioritaria importanza - secondo le Regioni- l’impegno del governo per prevedere l’accesso dei medici al SSN a seguito di conseguimento della laurea a ciclo unico e dell’abilitazione, quindi anche senza specializzazione.
A tal riguardo si richiama la proposta di disegno di legge delega della Commissione Salute del maggio 2016 che definiva alcuni precisi indirizzi (il titolo di formazione di base e l’abilitazione all’esercizio della relativa professione quali requisiti di accesso; l’inquadramento a tempo indeterminato in categoria non dirigenziale nell’ambito del contratto di area IV, con percorsi di carriera e livelli retributivi determinati dal CCNL; l’inserimento nell’azienda per lo svolgimento di attività medico-chirurgiche di supporto con autonomia vincolata alle direttive ricevute, in coerenza con il grado di conoscenze, competenze ed abilità acquisite, secondo quanto previsto delle disposizioni della contrattazione collettiva. Le relative assunzioni sarebbero dovute avvenire ad invarianza del costo complessivo della dotazione organica aziendale; l’accesso di tali professionisti, per esigenze del SSR, in soprannumero, ad una scuola di specializzazione; la possibilità per i predetti professionisti di accedere, una volta acquisita la specializzazione, ai concorsi per il personale dirigenziale di cui all’articolo 15 del decreto legislativo n. 502 del 1992.

Sui predetti temi, che si ritengono fondamentali per il Servizio Sanitario Nazionale le Regioni chiedono l’istituzione di un organismo paritetico di indirizzo e coordinamento che coinvolga i diversi attori istituzionali interessati (Regioni, Mds, Miur).

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