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ALMALAUREA 2017

Il profilo del laureato in Medicina Veterinaria

Il profilo del laureato in Medicina Veterinaria
Dottoressa nel 69% dei casi e quasi trentenne. Ha impiegato 8 anni per laurearsi, con voto 103. Non ha compiuto studi all'estero ma ha già lavorato. Promuove l'università e intende proseguire nella formazione. Si aspetta di lavorare nel privato, a tempo pieno e dove risiede. Ecco il profilo medio del laureato in medicina veterinaria.
Il XIX Profilo dei Laureati italiani è stato presentato ieri al convegno "Università e skill nella seconda fase della globalizzazione", ospitato dalla Università di Parma.
La fotografia riguarda oltre 270.000 laureati che hanno concluso gli studi nel 2016 in uno dei 71 Atenei aderenti ad AlmaLaurea. Di tutti loro, 156.000 hanno conseguito una laurea di primo livello, 79.000 hanno conseguito una laurea magistrale biennale e 34.000 una laurea magistrale a ciclo unico.

L'indagine dettaglia i diversi tipi di corsi di laurea, quelli a ciclo unico, di durata almeno quinquennale, si concentrano in pochi ambiti disciplinari: giurisprudenza (42%), medicina e odontoiatria (25%), farmaceutico (16%), architettura (11%), medicina veterinaria (3%), conservazione dei beni culturali (0,1%) e, dal 2016, Scienze della Formazione primaria (3%).

Profilo dei laureati in medicina veterinaria (LM-42, 47/S)- I dati sono estrapolati nel gruppo disciplinare "agraria e veterinaria" e in particolare alla classe di laurea medicina veterinaria (LM-42, 47/S) di tutti gli Atenei; l'anno di laurea (magistrale a ciclo unico) è il 2016.

Nel 2016 si sono laureati in medicina veterinaria 1.040 studenti (il 97,2% di loro ha compilato il questionario di Almalaurea); sono soprattutto femmine (69% di dottoresse) e nella maggioranza dei casi hanno concluso gli studi oltre i 27 anni: l'età media di età alla laurea in medicina veterinaria è di 27,9. Nel 37,7% dei casi, provengono da una regione diversa da quella in cui ha sede il corso di laurea. Il 76% ha alloggiato a meno di un'ora di viaggio dalla sede degli studi.

Ceto sociale e provenienza scolastica- I laureati in medicina veterinaria provengono soprattutto (41,1%) da famiglie con genitori in possesso di un titolo di studio superiore, di classe elevata o di ceto medio impiegatizio (rispettivamente 34 e 31,9%). La provenienza dei laureati, in fatto di studi secondari superiori, vede prevalere (59,9%) il liceo scientifico, seguito dal classico nel 21,5%. Il voto medio conseguito alla aturità, nella media e considerate tutte le provenienze scolastiche, è di 82,6 sul punteggio di 100.
Nella stragrande maggioranza dichiarano una conoscenza 'almeno buona' dell'inglese scritto (seguito a distanza da francese e spagnolo e tedesco) e degli strumenti informatici (navigazione in Internet, word processor, fogli elettronici, sistemi operativi e strumenti di presentazione)

Nella scelta del corso di laurea in medicina veterinaria prevalgono fattori prevalentemente culturali (44,5%) rispetto a quelli prevalentemente professionalizzanti (4,9%). Il 32% dei laureati del 2016 ha già avuto precedenti esperienze di studio universitario non portate a termine, un dato che concorre a spiegare l'ingresso ritardato nel corso di studi (l'immatricolazione regolare e fino a 1 anno di ritardo raggiunge l'89,8% del totale dei rispondenti).

Performance universitaria- L'84% dei laureati in medicina veterinaria ha dichiarato di avere frequentato regolarmente più del 75% degli insegnamenti previsti. Solo il 13,6% aveva una borsa di studio e solo il 20,5% ha svolto un periodo di studi universitari all'estero (il 4,7% ha preparato una parte della tesi all'estero).Per conseguire la laurea, gli studenti in medicina veterinaria hanno impiegato in media 8 anni, con un ritardo medio sui tempi regolari di 2 anni e mezzo. Il voto medio di laurea è di 103,6 punti  su 110, mentre il punteggio medio degli esami è di 25,6 su 30. Per scrivere la tesi hanno impiegato in media 8,7 mesi.
Durante il corso di laurea, il 73,9% ha svolto tirocini riconosciuti, soprattutto (46,1%) organizzati dall'università; il 25,7% ha dichiarato di avere svolto tirocini non riconosciuti dal corso di laurea. Il 60% dei laureati ha dichiarato di avere fatto esperienze di lavoro durante gli studi, nel 10,6% coerenti con il percorso di formazione

Soddisfatti del corso di laurea? - Il 55,8% risponde 'più sì che no', il 24% 'decisamente sì'. Sulla stessa scala di valori il giudizio ai rapporti con i docenti; le aule sono 'spesso adeguate' (48,5%), ma le postazioni informatiche sono presenti in numero non adeguato (45,1%); 'abbastanza positiva' la valutazione delle biblioteche (53,3%); i laboratori sono "spesso adeguati" (48,6%), mentre gli spazi per lo studio individuale sono inadeguati per il 43,2% dei rispondenti. Il carico di studio nonn è adeguato alla durata del corso per il 41,3%. Il 57,6% risponde che si iscriverebbe di nuovo nella sede dove si è laureato; il 27,2% conferma la scelta del corso, ma non dell'Ateneo.
Il 60,4% proseguirà gli studi (master o altri percorsi universitari), non lo farà  il 39,5%, mentre il 26% si dichiara interessato ad una scuola di specializzazione post-laurea.

Aspettative di lavoro- E' interessato a lavorare nel settore privato, compreso l'avvio di una attività di lavoro autonomo, il 57,8% dei laureati; il 35,5% punta al pubblico impiego. Nella ricerca di un lavoro, l'84,4% da rilevanza alla possibilità di acquisire professionalità, il 58% dà importanza agli spazi di carriera, il 57% al guadagno. La stabilità del posto di lavoro è importante per il 67,5%, ma più importante è la coerenza con gli studi fatti (74,7%), così come la possibilità di utilizzare al meglio le competenze acquisite, che raggiunge il 72,7% del favore.

I rapporti con i colleghi di lavoro valgono il 53,6% dell'importanza complessivamente attribuita alla scelta dell'attività professionale, più del prestigio ricevuto dal posto di lavoro (32,4% e più dell'ubicazione o del tempo libero rimasto (rispettivamente 34,2 e 32,5%).
Il lavoro in autonomia e indipendenza vale il 60,2% dell'importanza, più dell'utilità sociale del lavoro svolto (al 43%). L'opportunità di contatti all'estero conta per un 42,7% e, nel caso, è preferibile uno Stato UE. Il 59% si dichiara disponibile a cambiare la residenza per il lavoro, anche se la preferenza va alla stanzialità, nella provincia o nella regione di appartenenza.

Infine, i laureati dichiarano la loro preferenza per il tempo pieno (87,3%) sul part time (43,5%) o sul telelavoro (16,3%). Dal punto di vista di contrattuale, la preferenza assoluta (87,3%) è per un inquadramento a tutele crescenti.

Qualche confronto- L’età media, alla laurea, dei laureati a ciclo unico varia dai 26,8 anni di giurisprudenza e farmacia ai 27,9 dei veterinari. La regolarità presenta situazioni diversificate all’interno dei singoli gruppi disciplinari:  la metà dei laureati nei corsi di medicina e chirurgia risulta regolare, mentre lo è solo nel 15% degli architetti e per il 18% dei veterinari.
Il 65% dei neolaureati a ciclo unico ripeterebbe la scelta del corso di studio e della sede se potesse tornare indietro, ma per alcuni corsi, fra cui medicina veterinaria la percentuale scende in ragione del vincolo al superamento di una prova di ammissione e spesso occorre immatricolarsi laddove si è ammessi.
Tra i laureati magistrali a ciclo unico le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea sono relativamente diffuse e riguardano il 15% dei laureati. Particolarmente elevate le esperienze di studio all’estero nei gruppi architettura (22), medicina (19) e veterinaria (19).
I tirocini sono esperienze che entrano nel bagaglio formativo di oltre l’83% dei neodottori dei gruppi insegnamento, agraria e veterinaria e professioni sanitarie, mentre interessano solo una minoranza dei laureati dei gruppi ingegneria, letterario, scientifico e giuridico.



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