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CRITICITA E RIMEDI

Tubercolosi negli animali selvatici in Italia e nelle Marche

Tubercolosi negli animali selvatici in Italia e nelle Marche
Da Vesa Marche, dati e anlisi della tubercolosi negli ungulati selvatici, una infezione causata da Mycobacterium bovis, agente della tubercolosi bovina.
Nelle Marche, dal 2002 ad oggi, sono stati effettuati 27 isolamenti di Mycobacterium bovis, a partire da altrettanti cinghiali abbattuti in braccata. In 16 capi le lesioni erano evidentemente riferibili alla tubercolosi come complesso primario respiratorio con generalizzazione o meno. Il sospetto diagnostico è stato emesso dal Servizio Veterinario durante l’attività ispettiva e per il controllo della trichinellosi. I dati e le analisi dell'infezione sono presentati da Vesa Marche, insieme al quadro nazionale della situazione.

Criticità e azioni correttive- La nota, curata da Stefano Gavaudan, spiega che attualmente non sono presenti focolai di tubercolosi nel bovino. È ovvio - è scritto- che nell’area di cui al DPGR n.156 la sorveglianza deve essere mantenuta al più alto livello possibile negli anni a seguire sia nella popolazione domestica che in quella selvatica. A differenza di quanto attualmente osservabile nel bovino, l’infezione nel cinghiale non può assolutamente dirsi risolta e su tale specie è necessario prevedere un’attività ispettiva dettagliata e rendicontata che permetta di misurare l’andamento epidemiologico della malattia. A tal fine è necessario attivare e coordinare i diversi attori nel territorio per arrivare a definire diverse informazioni. In particolare è necessario capire la prevalenza della tubercolosi nella sub-popolazione di cinghiali, verificando le quote di animali abbattuti in ogni area dalle diverse squadre di caccia. È inoltre necessario mettere in relazione gli individui colpiti al tipo di lesione, al sesso e all’età, al fine di definire la persistenza dell’infezione nei soggetti adulti e la circolazione della Tubercolosi nei soggetti giovani.
Per poter definire tali parametri si reputa necessario poter disporre delle seguenti informazioni minime ed essenziali:
• Dato di stima annuale della popolazione di cinghiale per ogni Unità di Gestione (così come definito nel Piano di Gestione del cinghiale emanato dall’ATC-MC1);
• Dati di abbattimento (braccata e selezione) per capo e per squadra con relativa identificazione individuale e stima dell’età e del sesso, così come comunicato dai cacciatori all’ATC-MC1;
• Identificazione dei centri di raccolta della selvaggina e delle case di caccia in cui viene effettuata l’ispezione post-mortem dei cinghiali (ASUR);
• Definizione di un protocollo di visita ispettiva post- mortem in relazione ai siti di repere dell’infezione tubercolare, creazione di modulistica ad hoc per ll’invio di campioni al laboratorio (ASUR, IZS);
• Dati di ispezione veterinaria (ASUR) con relativo esito per singolo capo identificato dal cacciatore;
• Esiti degli esami anatomopatologici effettuati presso l’IZS per capo singolarmente identificato.
• E' necessario concordare tra ASUR e ATC la disponibilità della visita veterinaria per i cervidi durante le operazioni di abbattimento programmato ogni qual volta venga riscontrata qualsiasi lesione nei soggetti abbattuti;

I diversi interlocutori ASUR, ATC MC1, Polizia Prov.le, IZS, dovranno essere coordinati al fine di organizzare il flusso dati: a) prima dell’apertura della stagione venatoria (settembre 2015); b) al termine delle operazioni di riefrimento; al termine della stagione venatoria. Nel comprensorio del Monte San Vicino è necessario interdire il pascolo invernale per una durata minima necessaria all’espletamento dei controlli per la tubercolosi delle stalle che portano bovini in monticazione. Tale attività deve essere comunicata agli allevatori risaltando il fatto che è svolta nel loro interesse in relazione al danno economico derivante dal perdurare della calamità naturale legata alla malattia.

A fianco di tali referenti istituzionali è utile poter disporre della consulenza di faunisti esperti che integrino le operazioni di sorveglianza con le conoscenze relative all’etologia del cinghiale. Tale supporto potrebbe essere sostenuto dalla Riserva Naturale del Monte San Vicino che ha interessi significativi nella protezione ambientale della zona. Il suddetto Ente gestore potrebbe anche attivare un numero verde di segnalazione di avvistamento di animali malati, carcasse di animali morti e ogni altra situazione che coinvolga la fauna selvatica. Indagini scientifiche così completate potrebbero essere formalizzate e presentate per un eventuale finanziamento, anche grazie alla collaborazione dell’Università di Camerino e a prescindere dalle attività elencate precedentemente che devono essere garantite come attività d’Istituto dagli Enti preposti.

Nelle Marche- L’infezione tubercolare nel cinghiale è stata rilevata dal 2002 nella Provincia di Macerata e ricondotta a due genotipi. Un primo genotipo è stato isolato occasionalmente in due capi e in assenza di lesioni evidenti. L’altro genotipo (SB 0120; VNTR 33533) è isolato con continuità nell’intero periodo (2002-2015) dimostrando una persistenza nell’area e momenti di apparente recrudescenza. (v. tabella)

Situazione in Italia- In Italia, è nota da tempo la rilevanza del cinghiale come specie indicatore della presenza di Tubercolosi in bovini al pascolo (Marche, Liguria, Piemonte). Il bovino rappresenta infatti il serbatoio esclusivo dell’infezione, tuttavia il cinghiale può esercitare una funzione di mantenimento locale attraverso la diffusione a co-specifici con modalità di trasmissione orizzontale e alla progenie prima dello svezzamento.
La trasmissione dal bovino al cinghiale avviene per via alimentare a seguito di necrofagia, la trasmissione in senso inverso non è documentata. La trasmissione con modalità diverse e ad altre specie non sono da escludere a priori. L'analisi della situazione nazionale conclude ribadendo che "l’approccio diagnostico a tale patologia deve essere di tipo ispettivo così come praticato nei mattatoi. L’approfondimento con la diagnosi di laboratorio deve essere riservata ai quadri anatomopatologici di complesso primario o più gravi, escludendo dal consumo le forme granulomatose localizzate ai linfonodi della testa". (approfondimenti alla fonte)