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LA SENTENZA

Condanna ufficio stampa LAV: le motivazioni del Tribunale

Condanna ufficio stampa LAV: le motivazioni del Tribunale
Falsa accusa, reputazione offesa e una "chiara intenzione di aggredire e di accusare". Depositate le motivazioni del Giudice Monocratico del Tribunale di Livorno che ha condannato l'addetta stampa della LAV per aver diffamato il Presidente dell'ANMVI dottor Marco Melosi. Duplice condanna, penale e civile, oltre a rifondere le spese legali.
L'attività istruttoria "ha consentito di accertare la responsabilità penale dell'imputata per il reato a lei ascritto". Lo scrive il Giudice Monocratico Tiziana Pasquali, nelle motivazioni -depositate il 2 marzo scorso- in base alle quali, il 22 novembre 2017, ha condannato l’allora addetta stampa della Lega Anti Vivisezione (LAV), per il reato di diffamazione a mezzo stampa (pena di 1 mese di reclusione- convertita in multa pecuniaria- e risarcimento (provvisionale di 15mila euro) dei danni subiti dal Dottor Marco Melosi, assistito dall'Avv. Elena Guerreschi).

L'imputata era stata rinviata a giudizio, "perchè con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, emettendo due comunicati stampa, divulgandoli alle agenzie di stampa e pubblicandone il contenuto sul sito web www.lav.it offendeva la reputazione del dottor Marco Melosi, presidente della Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani". Nelle motivazioni, il Giudice Pasquali analizza attentamente la forma lessicale dei comunicati e svolge considerazioni sul contesto storico in cui si inquadrano i fatti.

"Falsa accusa" al dottor Melosi di essere stato consulente di parte- I comunicati stampa in questione risalgono al 2012, nel periodo in cui era in pieno svolgimento il caso Green Hill, vicenda giudiziaria, che "ebbe un forte clamore mediatico", si  legge in sentenza, determinando la LAV a "prendere una posizione pubblica" nei confronti dei "difensori della struttura" bresciana.Ne seguì, quella che il Giudice Livornese definisce una "falsa accusa al dottor Melosi", che  "non aveva mai accettato l'incarico" di consulente di parte dello stabilimento, come da immediata precisazione a mezzo stampa da parte dell'ANMVI.

Gia in questo primo comunicato della LAV  "risulta chiara l'intenzione di aggredire e di accusare", rileva il Giudice, "creando confusione tra gli indagati e le persone chiamate a svolgere un incarico di tipo di tecnico", un ruolo - quantunque non ricoperto nei fatti dal dottor Melosi - "istituzionalmente previsto" ( tanto che il Giudice aggiunge che il reato di cui ai comunicati "permane anche laddove effettivamente il dottor Melosi avesse accettato l'incarico").
Trascurata inoltre la circostanza- scrive il Tribunale-  che "non necessariamente ad una nomina come consulente segue l'accettazione dell'incarico, soprattutto quando una nomina viene fatta a seguito di eventi improvvisi e gravi come il sequestro probatorio di un'attività e con tempi stretti per organizzare una difesa". Che il dottor Melosi non avesse mai prestato alcuna consulenza di parte venne anche messo nero su bianco dalla stessa azienda Green Hill.

"Dichiarazione offensiva"- L'Ufficio stampa LAV descriveva il Presidente Melosi "come persona falsa e disonesta"- scrive il Giudice- "insinuando il falso convincimento che il dottor Melosi prestasse abitualmente la propria opera in favore di istituti dediti al maltrattamento degli animali".
"Scrivere a lettere cubitali che una persona è a favore dell'allevamento per la vivisezione è innanzitutto una dichiarazione falsa, ma anche offensiva poichè far apparire il dottore Melosi favorevole alla vivisezione, pratica (quella della procedura di sezionare vivi gli animali) particolarmente grave e forse neppure praticata in Italia".

Superato "il limite della continenza"- Non solo la LAV non verificò il ruolo del dottor Melosi nella vicenda Green HIll, prima di emettere il suo primo comunicato, ma nemmeno in seguito alla smentita  dell'ANMVI, la Lav non svolgeva "alcun approfondimento". Neppure - scrive il Giudice- "a fronte di una smentita che quantomeno obbligava ad essere cauti". Al contrario, il secondo comunicato della LAV ("quasi più offensivo del primo" per il Giudice) parlava di "patetica smentita" e, oltre a reiterare un comportamento offensivo, ripeteva una notizia non vera. A fronte di questo secondo comunicato che in sentenza  "appare del tutto superare il limite della continenza", l'ANMVI emanava un secondo ed ultimo comunicato che annunciava l'azione legale che porta fino alle motivazioni del 2 marzo scorso.

"Gravissimo boicottaggio alla libera attività professionale"- La sentenza non trascura di aggiungere che il testo incriminato "contiene persino l'indicazione della sede di lavoro privata del dottor Melosi e l'incitazione rivolta ai clienti, che segue alle false accuse- di cambiare veterinario, frasi che si traducono in un vero e proprio gravissimo boicottaggio alla libera attività professionale, con rischio di gravi ripercussioni economiche, frase anche questa del tutto gratuita e peraltro basata su dati falsi e volutamente presentati in modo lesivo".

L'appello al Presidente della Repubblica- Nel 2012- già prima dei comunicati della LAV- il Giudice livornese ricorda che,  "era in corso un dibattito sociale e politico molto acceso" per il recepimento nazionale della Direttiva Europea sull'utilizzo di animali a fini scientifici, caratterizzato da "un pesantissimo attacco pubblico da parte della stampa delle associazioni contrarie alle attività di ricerca sugli animali, che aveva comportato serie ripercussioni nella vita familiare di queste persone".

Un clima "avvelenato" scrive Tiziana Pasquali, per il quale il Presidente dell'ANMVI aveva ritenuto corretto sottoscrivere una lettera aperta al Capo dello Stato "nata proprio dalla necessità di arginare questi attacchi pubblici così pesanti".
Rilevando che questa lettera rappresenta l'unica circostanza di intervento del dottor Melosi nel dibattito, il Giudice Pasquali ha ritenuto che questo appello ("affinchè il Parlamento possa legiferare senza intimidazioni e il dibattito interno della società civile rientri nell'alveo della democrazia e del rispetto dei valori della Costituzione", cit.)  fosse "obiettivamente molto neutro e corretto nella forma".

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