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DECRETO FISCALE

Equo compenso: le ragioni della bocciatura dell'Antitrust

Equo compenso: le ragioni della bocciatura dell'Antitrust
Segnalazione dell'’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato al Parlamento e al Governo: le norme sui compensi professionali introdotte dal maxiemendamento notturno del 16 novembre sono contrarie ai principi della concorrenza. Le motivazioni.
Collegare l’equità del compenso a paramenti tariffari "reintroduce di fatto i minimi tariffari". La segnalazione (sintesi) (integrale) inviata dal Garante Gabriella Muscolo ai Presidenti della Camera, del Senato e del Consiglio dei Ministri boccia senza appello l’art. 19 quaterdecies del decreto fiscale ( (Introduzione dell'articolo 13-bis della legge 31 dicembre 2012, n. 247, in materia di equo compenso per le prestazioni professionali degli avvocati).

Si tratta di un articolo, introdotto con maxiemendamento del Governo durante la seduta notturna della Commissione Bilancio del Senato, del 16 novembre scorso. Il testo agisce principalmente sull'ordinamento forense, prevedendo che le stesse disposizioni possano essere applicate- "in quanto compatibili" - anche a tutte le altre professioni intellettuali.

Clausole anticoncorrenziali-  L'articolo 19 quaterdecies interviene principalmente nei rapporti professionali, in regime di convenzione, fra gli avvocati e i cosiddetti "clienti forti" ( banche, grandi imprese e assicurazioni); il testo considera "vessatorie" e quindi "nulle" le clausole contrattuali che fissino un compenso a livello inferiore rispetto ai parametri individuati per decreto ministeriale.
La ratio della norma, secondo la professione forense, è la protezione del compenso professionale, mentre per l'Antritrust ostacola  la "concorrenza di prezzo" tra professionisti nelle relazioni commerciali".

Anche la PA un "cliente forte"- Nella categoria dei clienti cosiddetti “forti”, l'Antitrust ricomprende anche la Pubblica Amministrazione, riprendendo il concetto della "efficiente allocazione delle risorse", utilizzato anche dal Consiglio di Stato nella recente sentenza sulla legittimità della prestazione professionale gratuita (in quel caso a favore del Comune di Catanzaro per la realizzazione del piano regolatore).

Il prezzo della prestazione come "comportamento economico indipendente"-  Secondo l’Antitrust, che richiama, "consolidati principi antitrust nazionali e comunitari", le tariffe professionali fisse e minime costituiscono "una grave restrizione della concorrenza".
Le tariffe fisse e minime " impediscono ai professionisti di adottare comportamenti economici indipendenti e, quindi, di utilizzare il più importante strumento concorrenziale, ossia il prezzo della prestazione".

Retromarcia nella storia-  Il monito dell'AGCM al Parlamento e al Governo è esplicito: se l'articolo 19 quaterdecies fosse approvato "determinerebbe un’ingiustificata inversione di tendenza rispetto all’importante e impegnativo processo di liberalizzazione delle professioni in atto da oltre un decennio".

Usare la leva del Jobs Act-  Il suggerimento finale è che "eventuali criticità connesse all’elevato potere di domanda"- in relazione ai clienti forti-  potrebbero essere affrontate attraverso "un migliore utilizzo delle opportunità offerte da nuovi modelli organizzativi" oppure  "dalle misure recentemente introdotte dal Jobs Act".

Sono queste le leve, secondo l'Autorità "per tutelare i lavoratori autonomi in situazioni di squilibrio contrattuale e non tramite la misura in questione", che avrebbe l’unico effetto di "alterare il corretto funzionamento delle dinamiche di mercato e l’efficiente allocazione delle risorse".


DL Fiscale, tariffe professionali fisse e minime violano principi concorrenziali
(comunicato AGCM)
Il testo integrale della segnalazione dell'Antritrust alle Camere e a Palazzo Chigi

Equo compenso: il testo approvato

pdfARTICOLO_19_QUATERDECIES_IL_TESTO_DEL_MAXIEMENDAMENTO_AL_DECRETO_FISCALE.pdf310.72 KB