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6 RAPPORTO ESVAC

Vendite di antimicrobici, EMA: interpretare con cautela

Vendite di antimicrobici, EMA: interpretare con cautela
Giù i dati sugli mg/PCU in 29 Paesi UE. Ma, anche quest'anno, sui dati analitici pesano forti variabili. Difformità che non consentono raffronti omogenei fra i vari Paesi nè di fare classifiche di performance. L'EMA pubblica il 6° Rapporto ESVAC e invita Stati Membri e decisori europei a interpretarlo con cautela.
Il 6° rapporto ESVAC (European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption) mostra che in Europa, tra il 2011 e il 2014, le vendite di antibiotici per negli animali  sono complessivamente diminuite del 2,4%. Nel presentarlo, l’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) evidenzia che, in 24 Paesi (sui 29 coinvolti, più la Svizzera) le vendite sono complessivamente diminuite del 12%.

Il dato è valutato come globalmente positivo, “nonostante il notevole incremento di uno Stato membro – fa notare l’Ema che ha avviato un sistema di raccolta dei dati nel 2014 e registrato più vendite”.
Escludendo dunque questa eccezione (la Spagna), nel triennio considerato c’è stato un calo complessivo del 12% delle vendite, passando dai 138 mg/PCU (Population Correction Unit) nel 2011 ai 121 mg/PCU nel 2014. Fra i Paesi che hanno dato 'segno meno' anche l’Italia, insieme ad altri 23 Stati Membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Regno Unito).

Il Ministero della Salute ha commentato che, nel corso degli anni, il dato sulle vendite di antibiotici ad uso veterinario è qualitativamente migliorato, “ma che al tempo stesso, non può essere valutato in modo omogeneo”. Infatti, non tutti i Paesi hanno aderito contemporaneamente al progetto ESVAC (l’Italia dal 2010) rendendo difficili i raffronti analitici.
Le variazioni tra i 29 paesi dell'ultimo  Rapporto ESVAC possono anche essere imputabili a differenti modelli di vendita oltre che da differenze nella composizione della popolazione animale e nei sistemi di produzione. Ci sono poi notevoli differenze in termini di dose giornaliera, forme farmaceutiche, durata del trattamento e diversità fra i prezzi.

Secondo l’Ema tutti questi fattori possono concorrere a spiegare in parte alcune differenze sui dati (mg /PCU) di vendita. Ma ne vanno considerati anche altri. Per esempio i dati di vendita degli agenti antimicrobici coprono tutte le specie da produzione alimentare (compresi i cavalli), ma l'uso di agenti antimicrobici nelle diverse specie animali varia notevolmente: per esempio negli ovicaprini è relativamente basso. Perciò, l’interpretazione dei dati dovrà tenere conto della distribuzione del valore PCU tra la specie nei vari paesi. Il Rapporto sottolinea che il PCU rappresenta solo una unità tecnica di misura della popolazione animale trattabile con antimicrobici e non rappresenta un valore reale.

Alcuni Paesi hanno fornito spiegazioni nazionali per il calo delle vendite, attribuendolo anche alla realizzazione di campagne di responsabilizzazione, ai cambiamenti demografici degli animali, restrizioni d'uso, bench marking, ecc. Nel corso degli anni, alcuni paesi hanno anche cambiato il proprio sistema nazionale di raccolta dei dati, ad esempio, la Slovenia nel 2013 e la Spagna nel 2014; altri ancora (ad esempio Bulgaria) per alcuni anni hanno sotto-segnalato i dati.

Tutto questo per dire che “i cambiamenti osservati nel corso degli anni devono essere interpretati con cautela”, un invito che l’Ema rivolge ai decisori, alla pubblicazione di ogni rapporto.

Sales of veterinary antimicrobial agents in 29 European countries in 2014- Sixth ESVAC report