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SEGNALAZIONI

Cure veterinarie nei rifugi: stop improvvisazioni

Cure veterinarie nei rifugi: stop improvvisazioni
Un rifugio-Onlus intende procedere ad una "completa riorganizzazione" del suo "sistema sanitario" e dotarsi di ambulatorio attrezzato. Chiede donazioni per l'ecografo, propone un listino di prestazioni, "ad offerta libera" o a "costo variabile", e si rivolge ai veterinari di zona. Che scrivono lettere di protesta al Sindaco, alla Asl, all'Ordine e all'ANMVI.

Accade nel torinese, ma potrebbe accadere ovunque. " I rifugi ci fanno concorrenza sleale"- ci scrivono alcuni Colleghi - si mortifica la professionalità e la deontologia veterinaria". Alle segnalazioni di numerosi Medici Veterinari, l'ANMVI ha preliminarmente osservato- all'indirizzo delle medesime autorità destinatarie- che "le perplessità avanzate dai Colleghi sono comprensibili e meritevoli di considerazione, sotto il profilo sanitario, legale ed economico".

Sul caso specifico- opportunamente portato dai Colleghi all'attenzione dell'Ordine  e delle autorità locali - l'ANMVI ravvisa "l'esigenza di richiamare all'imperativa osservanza delle norme di legge: le prestazioni veterinarie, pubbliche o private, sono erogabili esclusivamente in strutture autorizzate e rispondenti ai requisiti minimi strutturali previsti dall'ordinamento veterinario. La legge non accorda deroghe, che non possono essere implicitamente attese in nome del volontariato, non essendo né eticamente né legalmente ammissibili riduzioni di garanzie sanitarie per gli animali ospiti dei rifugi".

"Il canile - scrivono i Colleghi segnalanti- "non possiede un ambulatorio con strutture adeguate e provvisto della necessaria autorizzaione non possiede un ambulatorio con strutture adeguate e provvisto della necessaria autorizzazione; la qual cosa, oltre a configurare un'attività professionale illegittima, determina una concorrenza sleale nei confronti di tutti quei colleghi che si sono dotati (con notevoli oneri economici) di strutture adeguate e rispondenti ai requisiti di legge ben attestati da regolare autorizzazione sanitaria".

L'ANMVI ha fatto presente che prestazioni sanitarie di valenza pubblica, quali sono le prestazioni veterinarie in favore degli animali dei canili e dei rifugi, non possono rientrare in un "mercato veterinario" regolato da Onlus che si autodefiniscono "struttura privata del volontariato che opera con le Civiche amministrazioni".  E inoltre, destano più di una perplessità condizioni tariffarie che fanno leva su donazioni, richiami al senso "morale" e su listini di prestazioni veterinarie ad "offerta libera" o sottocosto per i professionisti invitati ad aderire.

La nota dell'ANMVI conclude che "l'assistenza veterinaria agli animali non proprietari deve rientrare, in questo territorio come in tutto il Paese, in un quadro organizzativo istituzionalmente strutturato: una medicina veterinaria di base fatta da una rete di strutture veterinarie private, con parametri tariffari idonei – come previsto dalla Legge 27/2012 - requisiti minimi strutturali e regolare autorizzazione sanitaria. Assumersi prerogative di tutela igienico-sanitaria che contino su 'questue' e che pretendano di trasformare i professionisti in elemosinieri non è sanità pubblica. E' improvvisazione".

I rifugi "ci fanno concorrenza"