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ANIMALI O ALIMENTI?

Benessere dei crostacei dopo la pesca, chiesti lumi al Ministero

Benessere dei crostacei dopo la pesca, chiesti lumi al Ministero
La recente sentenza della Cassazione sulla sofferenza di astici e granchi ha messo in luce un vuoto normativo. Secondo la normativa europea, i crostacei venduti vivi sono considerati “prodotti della pesca mantenuti vivi” e non esistono leggi, europee o nazionali, né linee guida ministeriali, che indirizzino il comportamento degli operatori. Dopo la sentenza depositata dalla Cassazione nei giorni scorsi, con la quale è stato riconosciuto il maltrattamento nei confronti di crostacei vivi a carico di un ristoratore fiorentino, Eurofishmarket ha rivolto al Ministero della Salute "una prima interrogazione sul tema del benessere".

A dichiararlo è Valentina Tepedino di Eurofishmarket, che ha promosso la creazione di un tavolo di lavoro - insieme alla Società scientifica di medicina veterinaria preventiva-  con esperti pubblici e privati in materia scientifica e legale. L'obiettivo di breve termine, ha spiegato a Il Fatto Alimentare è "una raccolta di pareri autorevoli da mettere a disposizione delle istituzioni”. In prospettiva, l'intento è di approdare all’emanazione di una disciplina armonizzata che concili la tutela del benessere dei crostacei con le esigenze commerciali degli operatori del settore e rappresenti un riferimento chiaro e univoco. Che oggi non c'è, come aveva già osservato il Ceirsa all'indomani della sentenza del Tribunale di Firenze, poi confermata in Cassazione: l'assenza di una posizione univoca da parte delle Autorità competenti "lascia spazio a interpretazioni, basate su sensibilità o valutazioni scientifiche da parte di singoli che, oltre a creare condizioni diverse per le imprese, finiscono con l'orientare anche le sentenze sui singoli casi da parte dei Tribunali", osservava il Centro informativo della Regione Piemonte.

Tepedino punta a un testo " utile non solo agli addetti ai lavori per la gestione di questo tipo di alimenti/animali, ma anche alle autorità addette al controllo ufficiale, per un’azione coordinata e coerente in tutto il territorio nazionale.  “Una volta stabilite delle regole comuni- continua Tepedino- sarà necessario fare un’adeguata campagna di comunicazione e formazione, come è stato fatto per l’Anisakis.” Solo con le giuste informazioni i soggetti coinvolti potranno prendere le misure adeguate per garantire al contempo benessere animale e sicurezza alimentare, per il bene dei crostacei, dei consumatori e degli operatori. Anche a questo scopo - conclude- abbiamo formulato ed inviato una prima interrogazione al Ministero della salute sul tema del benessere”.

Al fondo della questione, l'ibrido status dei crostacei vivi, fra l'essere considerati giuridicamente animali o alimenti che devono sottostare alle norme di igiene alimentare. In questa incertezza, il rischio- già concretamente occorso-  è che gli operatori adottino accorgimenti spontanei per tutelare i crostacei in quanto animali vivi, ma inadeguati a tutelare la sicurezza alimentare.

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