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REG 1337/2013

Dal 1 aprile indicazione dell'origine della provenienza delle carni

Dal 1 aprile indicazione dell'origine della provenienza delle carni
Non sarà più anonima la provenienza della carne fresca di maiale, di agnello e capretto, grazie all'entrata in vigore dal 1 aprile anche in Italia del nuovo Regolamento europeo.

Il Regolamento Ue 1337/2013 impone l'indicazione del Paese di origine o del luogo di provenienza delle carni fresche, refrigerate o congelate di animali della specie suina, ovina, caprina e di volatili. Con l'entrata in vigore del Regolamento Ue 1337/2013, dal 1 aprile sull'etichetta delle carni di suino, ovino, caprino e volatili in vendita dovrà comunque essere riportata una delle due seguenti indicazioni:
'Allevato in' seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo
'Macellato in' seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo.
Oppure si può indicare 'Origine' seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo, ma solo se l'animale è nato, allevato e macellato in un unico Stato membro o Paese terzo.

Per Coldiretti  questo è "il risultato della lunga battaglia per la trasparenza, con la maggioranza degli operatori che si sta già adeguando per rispettare la scadenza già nel fine settimana".  "Per essere certi di portare a casa prodotto al 100% tricolore - spiega la Coldiretti - occorrerà scegliere la carne con la scritta 'origine Italia' poiché sta a significare che tutte le fasi, dalla nascita all'allevamento fino alla macellazione, si sono svolte sul territorio nazionale. Una storica novità che giunge dopo gli scandali della carne di maiale tedesca alla diossina venduta in tutta Europa e degli agnelli ungheresi spacciati per italiani". Si completa un  percorso iniziato circa 15 anni fa dall'obbligo di etichettatura di origine per la carne bovina fresca, introdotta sotto la spinta dell'emergenza 'mucca pazza' con il regolamento Ce 1760/2000 che
impose l'obbligo di indicare anche il luogo di nascita, oltre a quello di allevamento e macellazione.

Dalla nuova norma restano ingiustamente escluse la carne di coniglio, particolarmente diffusa a livello nazionale - osserva la Coldiretti - e quella di cavallo oggetto del recente scandalo, ma anche le carni di maiale trasformate in salumi. Una carenza particolarmente grave che va colmata al più presto in una situazione in cui in Italia, denuncia la Coldiretti, 2 prosciutti su 3 sono fatti da maiali stranieri ma il consumatore non lo può sapere. E la situazione non è certo migliore per salami, soppressate, coppe o pancette. Su questi prodotti come su altri l'eventuale obbligo dell'origine dipenderà dagli studi di impatto che la Commissione europea sta realizzando, con un certo ritardo sui tempi previsti dal Regolamento 1169/2011, nonché dalle successive valutazioni politiche degli Stati membri.

Il regolamento - precisa la Coldiretti - prevede specifiche casistiche sui tempi di permanenza in un determinato Paese e di peso raggiunto dall'animale, per poter indicare in etichetta qual è il luogo di allevamento e di macellazione. "Questa positiva novità introdotta dall'Europa è una tappa di un lungo percorso per garantire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori", affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare però che "la battaglia continua perché in una situazione di difficoltà economica bisogna portare sul mercato il valore della trasparenza a vantaggio dei consumatori e dei produttori agricoli".
"L'Italia, che nell'alimentare ha conquistato primati qualitativi e sanitari - evidenzia Moncalvo - deve essere capofila nell'Unione europea nel sostenere le politiche di tutela della sicurezza alimentare che sono al centro dei lavori dell'Expo".(AdnKronos Salute)