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Riduzione del divieto della catena, Sen Amati: 'involuzione normativa'

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Riduzione del divieto della catena, Sen Amati: 'involuzione normativa'
Secondo la Senatrice marchigiana, la proposta di revisione di tre consiglieri va "in senso regressivo dell’attuale normativa regionale".

In qualità di Responsabile Pd per la tutela e la Salute degli animali e di Senatrice eletta nelle Marche e cittadina residente a Senigallia- Silvana Amati interviene sulle proposte di modifica della legge regionale 20 gennaio 1997, n. 10 (Norme in materia di Animali d’affezione e prevenzione del randagismo”) contenute nella proposta di legge regionale n. 65 (Modifiche alla legge regionale 20 gennaio 1997, n. 10 “Norme in materia di Animali d’affezione e prevenzione del randagismo”).

Con una lettera ai consiglieri PD Francesco Comi, Fabrizio Volpini e Gianluca Busilacchi, la senatrice si appunta in particolare sull'uso della catena. Tre le disposizioni criticate nella lettera:
- reintroduzione della possibilità di tenere i cani a catena
- riduzione da 90 a 60 giorni il tempo minimo prima della separazione dei cuccioli dalle madri
- aumento del tempo massimo per la detenzione di questi animali in gabbia.

Una "involuzione normativa" secondo la Senatrice Amati: "questi strumenti - scrive- non possono in alcun modo essere considerati misure per la prevenzione del randagismo, come non può esserlo alcuna misura che comporti maltrattamenti e sofferenze per gli animali".

"Il legislatore regionale - prosegue la lettera-  ne ha introdotto il divieto con la legge regionale 20 aprile 2015, n. 18, considerando la detenzione dei cani a catena un’ingiustificata forma di maltrattamento. Non solo gabbie e catene non rispettano in alcun modo le necessità etologiche di questi animali sociali, che temono la solitudine, che hanno bisogno di contatto e di esplorare con l’olfatto lo spazio in cui vivono, ma possono anche portare a gravi conseguenze sulla psicologia dell’animale, che può deprimersi, ammalarsi o perfino arrivare a reagire in modo aggressivo".

"Sappiamo bene, invece, che sono strumenti come l’anagrafe canina, la chippatura, le sterilizzazioni convenzionate per i cani randagi o vaganti, le misure da promuovere per prevenire e contrastare il fenomeno del randagismo, ancora drammaticamente persistente, dopo 25 anni dall’entrata in vigore della legge 281/1991"- fa notare la Senatrice, che aggiunge: "Affrontare adeguatamente questo fenomeno, che implica gravi sofferenze per gli animali, porterebbe anche a una significativa riduzione della spesa pubblica e delle spese per gli enti locali, nel medio e lungo periodo. La proposta di legge regionale n. 65 costituisce una revisione in senso regressivo dell’attuale normativa regionale".

Raccogliendo la segnalazione di "numerosi cittadini e associazioni animaliste della nostra Regione", Silvana Amati ha espresso"preoccupazione", inviando la sua nota  anche al Governatore delle Marche Luca Ceriscioli e all'Assessore Angelo Sciapichetti. La proposta di modifica della legge regionale, infine, "si pone in netto contrasto con l’importante iniziativa recentemente avviata dal governo regionale, per tramite dell’Assessore Sciapichetti, che ha virtuosamente coinvolto le associazioni animaliste in un tavolo di confronto per promuovere l’effettività delle norme a tutela del benessere animale e per migliorarne il contenuto e l’implementazione, contando sul fondamentale contributo di chi da anni opera nel settore".