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RAVENNA

Coda amputata, sanzione da 8mila euro al veterinario

Coda amputata, sanzione da 8mila euro al veterinario
Un veterinario di 42 anni di Sant'Antonio, frazione di Ravenna, è stato condannato per maltrattamento di animali La condanna è arrivata per avere tagliato la coda di tre cuccioli di cani da caccia e per falso per avere poi compilato un certificato ritenuto fasullo. Per lui 8 mila euro di multa mentre per il proprietario - un 82enne forlivese accusato solo di maltrattamenti - multa da 5.000 euro.  La Procura aveva chiesto rispettivamente condanne da 12 e 10 mila euro. (fonte)

La vicenda si era innescata quando il 31 dicembre del 2011 il servizio veterinario di Forlì era intervenuto in un allevamento della Valle del Bidente con un'ottantina di cani custoditi in maniera ritenuta inappropriata.

Tra questi, anche una femmina di bretone con sei cuccioli di cui tre anuri (nati senza coda) e tre che riportavano ancora i punti legati a una recente caudotomia (asportazione della coda). I cuccioli, così come la madre, furono sequestrati: ma cinque di loro morirono nel canile a causa di un'infezione; e l'ultimo, affidato in custodia, fu rubato nel luglio 2012. Dagli accertamenti era intanto emerso che la caudotomia era stata eseguita il 14 dicembre a Sant'Antonio quando avevano un paio di settimane di vita, cioè oltre gli 8-10 giorni entro i quali per i soli cani da caccia esiste una deroga alla specifica norma che vieta l'amputazione della coda a qualsivoglia animale.

E che il certificato veterinario, del 2 gennaio, riferiva di una necessità legata a una grave necrosi in atto senza possibilità di cura farmacologica. Per la difesa (avvocati Paola Monaldi e Carlo Benini) non ci sarebbe stato alcun motivo per mentire (da qui l'opposizione a un primo decreto penale di condanna). In particolare il secondo legale - a sua volta allevatore di cani da caccia e giudice di 2°¸ grado al consiglio di disciplina dell'Enci - ha anche chiesto di riesumare i cinque cuccioli e di riaprire il fascicolo, già archiviato, legato al loro decesso e partito con la denuncia fatta dal proprietario. Richiesta però respinta dal giudice che si è dato 90 giorni per motivare. (fonte)