RANDAGISMO

Canile di Catania, assegnazioni milionarie anche dopo il sequestro

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Canile di Catania, assegnazioni milionarie anche dopo il sequestro
Assegnazioni dirette, servizi erogati in regime di monopolio e rendicontazioni generiche. Attorno ai cani randagi a Catania ruota un giro d'affari da milioni di euro.
Negli ultimi tre anni il Comune di Catania ne ha spesi circa 2 milioni e 700mila euro per la cattura, il ricovero, il mantenimento e le cure sanitarie di 600 animali. A ricevere la parte più consistente del finanziamento è stata l'associazione che gestisce il canile comunale dopo aver vinto - da unica candidata - la gara d'appalto per il triennio 2012-2014, del valore di quasi due milioni e mezzo di euro. Titolare dell'associazione è un veterinario.

A seguito dell'ispezione della task force del ministero  della salute, ad aprile, e al sequestro della struttura, è scattata un'indagine della Procura della Repubblica di Catania, che è tuttora in corso. Nella relazione dei Nas di Catania depositata in Procura dopo il sopralluogo si legge: «Nella struttura non sono pienamente assicurati i bisogni essenziali e alcuni cani versano in condizioni incompatibili con la loro natura, tali da essere produttive di gravi sofferenze di tipo psicologico oltre che fisico. Tale situazione - continua la relazione - è comprovata dalla presenza di animali con lesioni macroscopicamente evidenti, manifesti problemi di tipo comportamentale ed episodi di aggressione intraspecifica». E ancora: «Si ritiene che gli animali sono in stato di abbandono e per molti si ravvisa anche il reato di maltrattamento, perché senza necessità sono state cagionate lesioni e sono stati sottoposti a comportamenti e deprivazioni insopportabili».

Lo scorso aprile il canile è stato sequestrato (e poi riaperto a regime ridotto) - Anche a seguito di quest'episodio, nel corso dell'ultimo anno il Comune ha dovuto far fronte all'ennesima emergenza, reperendo altri luoghi idonei al ricovero e alla cura dei randagi. I soggetti da pagare mensilmente sono diventati tre: all'associazione si è aggiunto un centro cinofilo (impegno di spesa di 51mila euro) e il canile sanitario (di 140mila euro). Dopo un mese di sequestro, il tribunale del Riesame diede ragione al veterinario gestore - considerandolo vittima di un sistema in cui il Comune gli avrebbe imposto continui nuovi ingressi diventati causa del sovraffollamento - e decise per la riapertura della struttura. Senza, però, la possibilità di accogliere nuovi cani. Negli ultimi mesi, sotto la medesima gestione, il numero di randagi è sceso a 550 circa. In più sarebbero stati fatti importanti interventi alla struttura, per adeguarsi al lungo elenco di prescrizioni che erano state ordinate. «Abbiamo adempiuto a tutto quello che ci è stato imposto dall'Asp - spiega il veterinario- è stato rifatto l'intonaco nelle parti in cui era danneggiato, abbiamo sistemato i corridoi di collegamento tra i vari box, e lo smaltimento dei rifiuti avviene a norma». Il veterinario precisa di aver ricevuto numerose visite di controllo da parte dell'Asp e del Comune. «Il canile adesso è una bomboniera», precisa.

Ulteriori stanziamenti 2015- 2017- La direzione all'Ecologia ha recentemente emanato una delibera in cui si prevede di impegnare per il triennio 2015-2017, 2 milioni e 724mila euro, cioè 908mila euro all'anno. Tanto sarà il valore della prossima gara d'appalto. In attesa che venga bandita ufficialmente, l'associazione che gestisce il canile continuerà a farlo in proroga fino a marzo. Per i primi tre mesi del 2015, il differimento costerà 170mila euro. Le inadempienze registrate? «Hanno scritto quello che hanno scritto, ma si trattava di 40 cani su mille», risponde il veterinario-gestore che, in merito alla nuova imminente gara d'appalto precisa il veterinario: «Avrei tutte le carte in regola per partecipare, ma non credo che lo farò».

Sterilizzare- Negli ultimi mesi, la consulente del sindaco Enzo Bianco per il randagismo, Gabriella Barchitta, ha avviato un confronto più serrato con le associazioni animaliste nell'ottica di spartire il monitoraggio dei randagi sul territorio. E' anche partita una campagna di microchippatura nelle piazze cittadine. «Per non ritrovarci tra due anni ancora con 700 cani da mantenere - ammette Barchitta - servirebbe una campagna di sterilizzazioni a tappeto, oasi canine lontane dai palazzi, un piano serio di adozioni. Invece gli altri enti, Regione e Asp, non collaborano. Il sito per le adozioni è poco chiaro. L'obiettivo massimo, poi, sarebbe il canile pubblico». Lo scrivono anche i Nas nella relazione depositata alla Procura: «La legge quadro del '91 prevede la costruzione di canili sanitari allo scopo di accogliere gli animali vaganti con l'obiettivo di trovargli una famiglia e non di mantenerli con esborsi di denaro pubblico all'interno di canili o rifugi privati». (fonte)