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SARDEGNA

Traffico di scarti suini e ovini, indagato un funzionario regionale

Traffico di scarti suini e ovini, indagato un funzionario regionale
Arresti e perquisizioni da parte del Corpo Forestale della Sardegna nell'inchiesta "pestilentia": resti di maiali e pecore infetti diventavano mangimi.

Due  perquisizioni sono state eseguite dagli uomini della Forestale a carico del veterinario di riferimento dell'azienda al centro dell'inchiesta, e del dirigente del servizio regionale "Igiene degli allevamenti delle produzioni zootecniche" con sede a Sassari. Anche loro sono indagati nella maxi inchiesta "pestilentia": devono rispondere di favoreggiamento e omissione d'atti d'ufficio perché, secondo le accuse del pm della Direzione distrettuale antimafia cagliaritana, non avevano controllato adeguatamente le attività degli arrestati. Questi a loro volta sono sotto inchiesta per associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti, diffusione di malattie, falso e truffa: reati legati all'uso che avrebbero fatto di tonnellate di scarti di macellazione, trasportate in Continente per essere triturate, lavorate e trasformate anziché essere distrutte negli inceneritori sardi. Così i resti di maiali e pecore infetti diventavano mangimi per animali aumentando il rischio di diffusione di peste suina e blue tongue e mettendo a repentaglio la salute pubblica. Un sistema del quale è stato chiesto conto durante gli interrogatori di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari.

Nell'ordinanza di custodia cautelare il gip spiega che i titolari dell'azienda potevano fare «affidamento su amicizie ministeriali per aggirare i divieti imposti» e hanno dimostrato una «tendenza corruttiva nei rapporti non solo con esponenti della pubblica amministrazione, ma anche con soggetti privati quali catene di supermercati e perfino compagnie come la Tirrenia». Un presunto sistema criminale che, secondo i primi calcoli degli investigatori, avrebbe fruttato all'organizzazione che lo gestiva un risparmio sui costi di smaltimento di un milione e 700 mila euro all'anno. Denaro cui si devono aggiungere i profitti derivanti dalla produzione di farine, olii e grassi di origine animale che venivano destinati alla vendita nonostante la presenza di materie prime proibite.

Sono finite sotto accusa altre quindici persone tra le quali quattro autotrasportatori sardi. Dovevano fare il giro di allevamenti e supermercati sardi per recuperare gli scarti di macellazione o le carni scadute da portare nel centro di stoccaggio. Qui avrebbero dovuto essere recuperati solo i sottoprodotti che, secondo la normativa europea, possono essere trasformati in mangimi da immettere sul mercato. Invece in mezzo agli scarti autorizzati finivano anche quelli da distruggere negli inceneritori: maiali e i resti delle migliaia di pecore colpite dal morbo della lingua blu un anno e mezzo fa. Gli introiti erano elevatissimi: per ogni pecora morta era previsto un corrispettivo di 20 euro. Secondo la Forestale, l'azienda «raccoglieva giornalmente animali morti anche da 45 aziende diverse». (fonte: regionesardegna.it)

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