• Utenti 10
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 30937
IL REPORT

Infezioni ospedaliere: dati e cause di un rischio in aumento

Infezioni ospedaliere: dati e cause di un rischio in aumento
Aumenta il rischio di infezioni negli ospedali italiani. All'origine, un deficit di personale e la conseguente mancanza di programmi di controllo.

Almeno il 50% degli ospedali nazionali analizzati dall'Università di Torino e dal CCM, è senza un supporto dedicato al controllo delle ICA, le Infezioni correlate all'assistenza.  Manca personale addetto all'antimicrobial stewardship e solo il 53% degli ospedali implementa  programmi di controllo delle infezioni. Il risultato è un aumento- nel biennio 2016-2017 del rischio infettivo.

Il report (Studio di prevalenza italiano sulle infezioni correlate all'assistenza e sull'uso di antibiotici negli ospedali per acuti) è stato pubblicato dal  Ministero della Salute in occasione della settimana mondiale dell'AMR. I dati dettagliati dal report portano alla conclusione che se è ovviamente necessario implementare programmi di stewardship antimicrobica, "questo è possibile solo mettendo in campo competenze capaci", in grado di  affrontare la resistenza antimicrobica e la gestione ragionata e condivisa della terapia antibiotica.

Perchè la terapia antibiotica? L’analisi delle cartelle cliniche, alla ricerca di una esplicita motivazione del trattamento antibiotico, ha rivelato che la ragione della terapia antibiotica è indicata in media nel 75,1% dei casi, seppur con grosse differenze:  è stata riportata nell’85,2% delle somministrazioni a fine terapeutico, nel 65,7% di quelleper profilassi e solo in un 30,9% dei casi in cui è stato dichiarato che l’antibiotico era stato dato
per una motivazione “non precisata”.
La terapia intensiva, la pediatria e la neonatologia sono risultati i reparti più virtuosi, dove più del 90% delle terapie trovava riscontro nelle note delle cartelle cliniche. I reparti di lungodegenza invece hanno motivato e descritto in cartella solamente il 37,5% dei trattamenti per profilassi ed il
61,4% delle prescrizioni a fine terapeutico.

Infezioni e patogeni- Il report curato dall'Università di Torino ha msso in luce che nel biennio 2'016-2017, le  infezioni più frequentemente riportate sono state respiratorie nel 23,5% dei casi, seguite da  batteriemie (18,3%); urinarie (18%); infezioni del sito chirurgico (14,4%). Su 67 tipologie di patogeni identificati come responsabili delle infezioni, il report indica :Escherichia coli (13%), Klebsiella pneumoniae
(10,4%), Pseudomonas aeruginosa (8,1%), Staphylococcus aureus (8,9%), Staphylococcus epidermidis (6,3%). Essi rappresentano più del 45% di tutti gli isolamenti.

Resistenze- I patogeni identificati sono spesso multi-resistenti. La frequenza di resistenza per i microrganismi più comuni è risultata la seguente:
• Escherichia coli ha mostrato le seguenti frequenze di resistenza: cefalosporine di III generazione nel 39,5% dei casi; carbapenemi nel 3,51%;
• Klebsiella pneumoniae presenta resistenza per cefalosporine di III generazione nel 68,1% e per carbapenemi nel 49,5%;
• Pseudomonas aeruginosa presenta resistenza per i carbapenemi nel 31%;
• Staphylococcus aureus mostra resistenza per Oxacillina nel 47,4% dei casi e per glicopeptidi nel 5,13%;
• Staphylococcus epidermidis mostra la minore prevalenza di resistenze: Oxacillina (5,45%) e glicopeptidi (1,82%).
La prevalenza osservata di pazienti con almeno un trattamento antibiotico è risultata pari a 44,5%, con una media fra ospedali del 44,9%. Il trattamento era motivato da:
• terapia nel 55,4% dei casi;
• profilassi nel 40,7% dei casi (di cui 23,3% profilassi medica, 17,4% chirurgica);
• altra indicazione (off label) 0,63%;
• indeterminato  0,71%;
• sconosciuto nel rimanente 2,56%.

Gli antibiotici utilizzati più frequentemente
sono risultati: Piperacillina e inibitori enzimatici (13,3%), Ceftriaxone (10,3%), Levofloxacina (8,4%), Cefazolina (7,6%), Amoxicillina e inibitori enzimatici (7,6%), Meropenem (5,2%), Ciprofloxacina (5,1%), Ampicillina e inibitori enzimatici (3,3%), Fluconazolo (3,2%), Sulfametoxazolo and Trimetoprim (2,3%).


Studio di prevalenza italiano sulle infezioni correlate all'assistenza e sull'uso di antibiotici negli ospedali per acuti
Report italiano 2016/2017