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IL TESTO DELLA SENTENZA

Benessere delle ovaiole in Italia, la condanna della Corte Europea

Benessere delle ovaiole in Italia, la condanna della Corte Europea
La Corte Europea ha condannato alle spese l'Italia per il ritardo nell'attuazione del divieto di utilizzo di gabbie non modificate. L'Italia doveva provvedere affinché l'allevamento nelle gabbie non modificate fosse vietato a decorrere dal 1° gennaio 2012. Ma a tale data "un numero significativo di allevamenti in Italia continuava ad utilizzare gabbie non modificate, nonostante l'adozione del decreto legislativo n. 267/2003". Con la sentenza del 22 maggio scorso, la Corte UE ha asserito che la Commissione Europea ha "correttamente accertato che la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi". Pertanto la Repubblica italiana è venuta meno ai suoi obblighi ed è stata condannata alle spese dalla Corte UE.

Il contenzioso- Con il suo ricorso, la Commissione europea chiedeva alla Corte di accertare che la Repubblica italiana, non avendo garantito che, a partire dal 1 gennaio 2012, le galline ovaiole non fossero più tenute in gabbie non modificate, fosse venuta meno ai propri obblighi comunitari (in forza degli articoli 3 e 5, paragrafo 2, della direttiva 1999/74/CE che stabilisce le norme minime per la protezione delle galline ovaiole). La Commissione faceva valere che, alla scadenza, la Repubblica italiana non era stata in grado di garantire che, come esige tale direttiva, le galline ovaiole non fossero più allevate in gabbie non modificate.
Le direttive vincolano lo Stato membro cui sono rivolte per quanto riguarda il risultato da raggiungere e tale obbligo comporta il rispetto dei termini fissati dalle direttive.

La risposta dell'Italia- In risposta, l'Italia aveva dichiarato che tutte le aziende italiane coinvolte sarebbero state allineate ai requisiti europei dal 1° luglio 2013. La Commissione riconosceva all'Italia che limitando la commercializzazione delle uova provenienti dalle aziende non conformi al solo territorio nazionale aveva ridotto l'impatto di tale inadempimento (circa 239 aziende allevavano ancora sul territorio italiano circa 12 milioni di galline in gabbie non modificate). Pur riconoscendo la natura perentoria e improrogabile del termine impartito, la Repubblica italiana affermava inoltre che non le era stato possibile intervenire e sanzionare in tempo utile il mancato adeguamento delle aziende; il nostro Paese faceva inoltre notare che fa notare che il numero di aziende non conformi "non ha smesso di diminuire grazie alle misure adottate per porre rimedio all'inadempimento contestato", sottolineando che all'epoca della controreplica "nessun allevamento sul territorio italiano utilizzava più gabbie non modificate, ad eccezione di uno solo, situato nella regione Veneto, oggetto di un procedimento giudiziario ancora pendente".

Il giudizio della Corte- Irrilevanti gli argomenti del governo italiano vertenti, in sostanza, sull'impossibilità pratica per le autorità italiane di applicare il divieto di gabbie non modificate prima del 1° luglio 2013. Per la Corte "è irrilevante che l'inadempimento derivi dalla volontà dello Stato membro cui è addebitabile, dalla negligenza di tale Stato, oppure dalle difficoltà tecniche cui quest'ultimo abbia dovuto far fronte".

L'Italia ha tempo fino al 28 maggio- Frederic Vincent, portavoce del commissario Ue alla sanità Tonio Borg, commentando la sentenza della Corte di giustizia dell'Ue che ha dichiarato l'Italia inadempiente per non aver garantito dal primo gennaio 2012, la messa al bando delle vecchie gabbie per l'allevamento delle galline ovaiole. Tuttavia, ha precisato il portavoce, "la Commissione europea per chiudere la procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, ha bisogno di ricevere la prova che la nuova normativa viene applicata e rispettata in tutto il territorio". L'Italia ha tempo fino al 28 maggio per dimostrare all'Unione europea di essersi adeguata alle disposizioni in materia di sovraffollamento, che impongono una drastica riduzione dei detenuti o un aumento degli spazi.

Ora in Italia le galline stanno meglio dei detenuti



SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA 22 maggio 2014 - «Inadempimento di uno Stato – Direttiva 1999/74/CE – Articoli 3 e 5, paragrafo 2 – Divieto di allevare galline ovaiole in gabbie non modificate – Allevamento di galline ovaiole in gabbie non conformi ai requisiti derivanti da tale direttiva»