ACCERTAMENTI BANCARI

Controlli fiscali: una buona notizia per i professionisti

Confprofessioni
Controlli fiscali: una  buona notizia per i professionisti
Nell’ambito dei vari decreti attuativi della riforma fiscale vengono profondamente innovate le disposizioni che regolano le indagini finanziarie anche sui professionisti.
Le presenta Confprofessioni nella rubrica on line  Pronto Fisco: "Al ritorno dalle vacanze estive, è in dirittura d’arrivo una notizia piacevole per il mondo professionale riferita ai controlli fiscali e nello specifico all’accertamento bancario, novità seguita con particolare attenzione da Confprofessioni, anche in forza di una puntuale proposta di modifica normativa": quando i decreti approvati dal Consiglio dei Ministri il 4 settembre saranno approvati dal Parlamento, i versamenti dei professionisti non potranno più originare un automatismo accertativo.

I decreti attuativi della riforma fiscale - Nel modificare la norma in materia di indagini finanziarie, il legislatore ha deciso di cancellare anche la parola “compensi” dalla presunzione ancorata non solo ai prelevamenti ma anche ai versamenti. Questo vuol dire che non esisterà più l’automatismo accertativo secondo cui il versamento, a prima vista non giustificato, può rappresentare maggior compenso professionale.
Il punto di arrivo- quando la norma entrerà in vigore-  sarà l’eliminazione di qualsiasi automatismo, non soltanto in riferimento ai prelievi dai conti bancari e postali, problematica già risolta positivamente dalla Corte Costituzionale, ma anche (e si deve aggiungere, soprattutto) in ordine ai versamenti sui conti correnti, che non potranno più essere considerati acriticamente compensi sottratti alla tassazione. Si tratta di novità assai rilevante; una sorpresa molto gradita, che comunque non deve indurre ad abbassare la guardia e a non gestire con buon senso determinate situazioni che potrebbero far generare spiacevoli equivoci.

Consolidamento normativo della giurisprudenza- L'ormai famosa sentenza della Corte Costituzionale n. 228 del 2014 ha sottolineato come l’attività svolta dai lavoratori autonomi si caratterizza per la preminenza dell’apporto del lavoro proprio e la marginalità dell’apparato organizzativo, che diviene quasi del tutto assente nei casi in cui è più accentuata la natura intellettuale dell’attività svolta, come per le professioni liberali. Fissato tale assunto, la sentenza in commento ha sottolineato che:
-il reddito professionale è normalmente gestito con un sistema di contabilità semplificata, con inevitabile e fisiologica promiscuità delle entrate e delle spese professionali e personali;
-il mondo professionale è anche influenzato dall’introduzione dell’obbligo dei pagamenti tracciati, con conseguente limitazione dei pagamenti effettuati in contanti che possono prestarsi ad operazioni evasive.
La naturale conclusione cui sono giunti i giudici Costituzionali è che per i professionisti non poteva trovare applicazione la presunzione normativa di evasione in materia di prelevamenti.

L'intervento del Governo dopo gli incontri di luglio- Il governo ha fatto tesoro di tale puntualizzazione e ha deciso di riconsiderare in toto il problema dei prelevamenti. Quando finalmente la variazione normativa vedrà la luce, salvo ulteriori modifiche, nessun automatismo si avrà sui prelevamenti e per coloro che svolgono attività di impresa residuerà solo l’obbligo di indicare il beneficiario degli importi prelevati, pena l’irrogazione di una sanzione proporzionata al prelievo. Per i professionisti, comunque, la situazione che tende a configurarsi è pacifica, posto che da un lato sarà confermato quanto deciso dalla Corte Costituzionale e, dunque, i prelievi non potranno più formare compensi e in ogni caso non vi saranno conseguenze sanzionatorie in caso di mancata indicazione del beneficiario del prelievo. Almeno queste, infatti, sono state le precisazioni rese negli incontri istituzionali avuti lo scorso luglio e rispetto ai quali proprio Confprofessioni ha avanzato specifiche puntualizzazioni.

Ciò non significa che ognuno potrà fare quel che gli pare - L'amministrazione finanziaria non ha certo perso potere di indagine. Resta infatti immutata la prima parte della norma di riferimento in materia di indagine finanziaria, vale a dire l’articolo 32, primo comma, n. 2 del DPR 600/73, con la conseguenza che i dati e le notizie derivanti dallo svolgimento di tali controlli (tra cui, evidentemente, i versamenti per i professionisti), potranno comunque essere utilizzati nell’ambito delle tradizionali tipologie di accertamento esistenti. Di fatto, se si è in presenza di un conto corrente con movimentazioni che il contribuente non è in grado di giustificare (si pensi a versamenti rilevanti a fronte di fatturazione di importo decisamente inferiore) l’Agenzia delle Entrate potrà comunque utilizzare dette informazioni per effettuare, ad esempio, un accertamento analitico induttivo, oppure giungere a dichiarare l’inattendibilità complessiva della contabilità del professionista e procedere ad un accertamento induttivo puro.

In definitiva, dallo stato dell’arte appena descritto deriva che:
1) I versamenti dei professionisti non possono più originare un automatismo accertativo;
2) stesso dicasi per i prelevamenti;
3) I versamenti non giustificati potranno comunque innescare altre tipologie di accertamento.

Le notizie "sono sicuramente positive"- commenta la nota di Confprofessioni- ma  "l’attenzione deve rimanere alta per evitare spiacevoli sorprese ma una cosa è certa: almeno è possibile tirare un piccolo sospiro di sollievo post vacanze".

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