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PROCESSO ITALCARNI

Un nesso fra maltrattamento animale e batteri nelle carni?

Un nesso fra maltrattamento animale e batteri nelle carni?
Secondo il consulente della Procura il nesso era evidente, mentre per i consulenti della difesa non poteva essere stabilito con certezza.
Lunedì scorso, all'udienza del processo Italcarni, gli imputati veterinari, due dirigenti della ASL di Leno, hanno respinto le accuse.  Secondo l’inchiesta, i due imputati «omettevano di effettuare le visite ante mortem e post mortem dei bovini presenti al macello Italcarni e la cui carne doveva essere venduta per il consumo umano e omettevano di impedire una condotta di maltrattamento causa della poderosa contaminazione batterica della carne macellata». Inoltre avrebbero «lasciato al titolare del macello la piena disponibilità del bollo sanitario che apponeva a suo piacimento sulle carcasse macellate da destinare alla vendita».

Dalle pagine del Corriere di Brescia si apprende che in aula si è discusso delle consulenze presentate da due consulenti della difesa e da quello della Procura in merito al collegamento tra i maltrattamenti che venivano fatti sugli animali e la carica batterica rinvenuta nelle carni. Secondo il consulente della Procura il nesso era evidente, mentre per i consulenti della difesa non poteva essere stabilito con certezza. I due veterinari - che nel febbraio scorso avevano chiesto il rito abbreviato- lunedì scorso hanno rilasciato dichiarazioni spontanee rigettando ogni accusa. Nello stesso procedimento hanno chiesto il patteggiamento il titolare del macello e tre dipendenti.

Antefatto- Lo scorso anno la Procura di Brescia aveva posto sotto sequestro il macello di Ghedi dopo che era stata trovata carne infetta con cariche batteriche anche 50 volte superiori al consentito: al centro delle indagini anche maltrattamenti sugli animali che venivano trascinati con catene di ferro.

Il processo è stato aggiornato al 26 luglio.