• Utenti 10
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 30964
PAVIA

Cane sbranato in sala d'attesa. Era come un figlio? Lo dirà il Giudice

Cane sbranato in sala d'attesa. Era come un figlio? Lo dirà il Giudice
Quanto vale l'affetto di un cane che la padrona, impossibilitata a diventare madre, considerava come un figlio? Dovrà stabilirlo il tribunale civile di Pavia al quale è ricorso l'avvocato di un'impiegata di 35 anni di Quargnento che poco più di un anno fa ha visto morire sotto i propri occhi l'amato chihuahua azzannato da un cane meticcio di mezza taglia nella sala d'aspetto di una clinica veterinaria di Voghera.

L'animale, che pare venisse sottoposto a un prelievo o a una trasfusione di sangue, sfuggì al controllo del medico e della proprietaria, piombò come un fulmine nella sala d'attesa dove si trovava la donna con il marito e uccise il chihuahua. Ne seguì una zuffa fra le due donne, decise a far valere le rispettive ragioni, e che si querelarono a vicenda dando vita a due cause penali davanti al giudice di pace. Una è stata definita amichevolmente prima dell'inizio del processo, l'altra è ancora in corso ma si prevede possa risolversi a sua volta senza andare a sentenza.

Resta il problema della riparazione del danno patito dall'alessandrina che subì un choc dai lei definito «inaudito». E oggi il legame affettivo che lega l'uomo al proprio cane è ben diverso da quello di un tempo, anche perché studi scientifici hanno dimostrato che all'interno di una famiglia si possono inserire non solo gli esseri umani ma anche gli animali d'affezione che è giusto considerare amici o addirittura figli senza nulla togliere a questi ultimi. Solo di recente, però, la giurisprudenza italiana al contrario di quella di altre nazioni, ad esempio Stati Uniti e Regno Unito, ha iniziato a porre al centro dell'interesse il rapporto uomo-animale considerandolo sempre più oggetto di una giusta tutela e, come osserva l'avvocato, è ancora pressoché impossibile far riferimento a una sentenza in materia.

Lui ci prova: «Per la mia cliente il chihuahua aveva un valore inestimabile, nessun giudice lo può ripagare ma il danno morale può essere risarcito anche perché in quella clinica qualcosa a nostro avviso non ha funzionato a dovere». «La porta dello studio medico dove si trovava il cane che l'ha azzannato - prosegue il legale - evidentemente non era chiusa se questi ha potuto fuggire. Ma ci sono altri interrogativi che attendono risposta». E così vengono chiamati in causa dal giudice civile la padrona del cane scappato, il medico che si stava occupando di lui, la clinica veterinaria. (fonte)