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PALERMO

Antimafia: le indagini nate da denuncia di un veterinario ASL

Antimafia: le indagini nate da denuncia di un veterinario ASL
Le indagini che hanno portato al sequestro antimafia nei confronti del Presidente dell'Ordine di Palermo nascono dalla denuncia di un veterinario del servizio pubblico.

Il Medico Veterinario- si legge su newsicilia.it-  ha raccontato alla Digos di illegalità commesse nella gestione del Dipartimento di Prevenzione veterinaria dell'Asp. Un sospetto quello del medico veterinario, confermato dalle intercettazioni disposte dalla Procura. Le indagini culminate oggi nel sequestro ai sensi delle leggi antimafia del Capo Dipartimento Veterinario di Palermo sono iniziate nel 2010.
E il Giornale di Sicilia precisa che il dirigente veterinario denunciante, con funzioni di "igienista", che si è sempre occupato di sicurezza alimentare si era scontrato con i metodi messi in campo dal suo superiore e nel 2010 aveva presentato un esposto alla Digos. Il veterinario era stato anche spostato di ufficio. Da indagini ed intercettazioni sarebbe emerso che il Direttore del Dipartimento avrebbe consentito dei controlli di favore a diversi commercianti finiti nell'indagine tra questi Salvatore Cataldo, in carcere per mafia.

Nello specifico il Presidente dell'Ordine dei Veterinari di Palermo è indagato per concussione, abuso d'ufficio, falso e truffa aggravata commessi nell'esercizio delle sue funzioni e per intestazione fittizia di beni dell'imprenditore mafioso Salvatore Cataldo, attualmente in carcere.

Ammonta a un milione di euro il patrimonio sequestratogli: conti correnti, conti deposito titoli, il capitale sociale, il complesso dei beni aziendali della società "Penta engineering immobiliare s.r.l." con 100 mila euro di capitale e come amministratore unico un familiare del funzionario, il complesso di beni aziendali della società "Unomar srl" con un altro parente come amministratore unico e la società "Marina di Carini srl".
Sequestrata anche un'enorme mole di documenti che proverebbero le cointeressenze societarie del nucleo familiare del direttore con quello del mafioso.

Riferisce l'AdnKronos che l'esame dei documenti sequestrati nell'abitazione del veterinario e negli uffici a lui in uso all'Asp e all'Ordine dei medici (atti di compravendita di beni mobili e immobili, atti di cessione di quote societarie, verbali di assemblee societarie, atti costitutivi e statuti di società aventi come ragione sociale la compravendita immobiliare e la vendita di barche da diporto, nonché la copiosa documentazione bancaria riconducibile ad operazioni finanziarie) avrebbe consentito "di individuare le partecipazioni e le cointeressenze societarie del nucleo familiare del direttore con quello del mafioso Salvatore Cataldo".

Tra i numerosi titoli di credito sequestrati nell'abitazione del Funzionario spiccano per importanza investigativa quelli emessi da una società di Carini, riconducibile alla famiglia mafiosa dei Pipitone, con la quale il dipendente pubblico avrebbe concluso un affare immobiliare, e quelli riguardanti l'acquisto e la successiva vendita di uno stabilimento industriale sito nell'agglomerato industriale di Carini, acquistato per un importo di 2.685.575 euro e successivamente rivenduto a terzi per 3.250.000 euro. Anche in quest'ultimo caso la trattativa intrapresa da Cataldo sarebbe stata assistita dalla garanzia resa dal funzionario, attraverso l'emissione di assegni tratti dal suo conto corrente personale.

Tra i numerosi titoli di credito ritrovati, anche quelli emessi da una società di Carini riconducibile ad una famiglia mafiosa, con la quale il dipendente pubblico avrebbe concluso un affare immobiliare, e quelli riguardanti l'acquisto e la successiva vendita di uno stabilimento industriale nell'agglomerato di Carini acquistato per un importo di oltre due milioni di euro e rivenduto successivamente a terzi per più tre milioni.

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