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TRE RISOLUZIONI

Crisi del latte e sicurezza alimentare, la posizione delle Regioni

Crisi del latte e sicurezza alimentare, la posizione delle Regioni
Ufficializzata la posizione delle regioni sulle risoluzioni parlamentari relative ad iniziative per il sostegno al settore del latte, elaborate in vista della fine del regime delle quote latte.

Cala la domanda mondiale di latte e calano i consumi interni ormai da un paio di anni. Secondo le regioni "è fondamentale ed urgente la necessità di intervenire coinvolgendo i produttori e gli altri operatori a monte e valle delle filiera, le strutture associative e le istituzioni, per consentire al settore di uscire dall'attuale stato di grave disorganizzazione". E' stato Fabrizio Nardoni -in qualità di coordinatore della commissione Agricoltura della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome- ad illustrare ieri in Commissione Agricoltura della Camera, la posizione delle regioni sulle risoluzioni parlamentari  per il sostegno al settore del latte, elaborate in vista della fine del regime delle quote latte.

Le risoluzioni parlamentari – presentate da Rostellato, Olivierio e Gallinella . sono sicuramente positive ed hanno un approccio "sostanzialmente condivisibile dal sistema delle regioni". La Conferenza delle Regioni ha tuttavia ritenuto necessario fornire con un documento alcune osservazioni "per renderne i contenuti più efficaci".

Coinvolgere la GDO- Per quanto riguarda la "Risoluzione Olivierio", le Regioni ne condividono il contenuto anche perché "comprende buona parte delle iniziative in corso di discussione nella bozza di Piano Ministeriale per il sostegno e la valorizzazione della filiera latte", con "l'introduzione (previa autorizzazione della Commissione Europea) dell'origine del prodotto in etichetta e con iniziative promozionali, e con particolare attenzione ai rapporti interprofessionali, alla trasparenza del mercato, all'indicazione di origine della materia prima, alla tutela dei rischi".
La Conferenza delle Regioni segnala però "la necessità del coinvolgimento della grande distribuzione organizzata" ed evidenzia "l'urgenza, tra le misure proposte, di definire in tempi brevi gli interventi atti a sostenere il sistema allevatori nell'ambito delle misure del PSN e, per gli anni 2014 e 2015, di approvare e rendere esecutivi i Programmi di attività di selezione e miglioramento genetico, compresi i riparti dei fondi ministeriali (circa il 50% del fabbisogno)".
"Ci sono tuttavia alcuni punti poco chiari o troppo generici". Fra questi in particolare si suggerisce dii stralciare il riferimento al Piano di Sviluppo rurale nazionale presentato dall'Italia, "in quanto per espresso parere della stessa Commissione UE, il PSRN non può agire direttamente sul sistema dei controlli funzionali. Inoltre il PSRN segue tempistiche definite da norme comunitarie" Le Regioni poi invitano a desistere dalla commissione di ulteriori studi sul settore: "esistono diversi studi sui costi di produzione del latte e sulla ripartizione del valore aggiunto. Sarebbe opportuno, invece di investire ulteriori risorse, effettuare una ricognizione degli studi già esistenti ed eventualmente, se necessario, un aggiornamento e un coordinamento degli stessi".

Sicurezza alimentare nella risoluzione Rostellato- Anche con riferimento alla "Risoluzione Rostellato" c'è una condivisione dei contenuti, anche se appaiono alcuni punti poco condivisibili dalle Regioni, in particolare quando si parla di "impatto negativo anche con riferimento alla sicurezza alimentare".
Secondo la Conferenza delle regioni "non possono essere messe in dubbio le garanzie che vengono fornite dalla normativa europea sulla sicurezza alimentare"e quelle contenuta nella risoluzione è "una affermazione molto grave, che si suggerisce di togliere". la risoluzione parla di "un  impatto negativo anche con riferimento alla sicurezza alimentare, visto che nell'ultimo anno le cosiddette cagliate importate dall'estero hanno addirittura superato il milione di quintali, rappresentando ora circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte pari, al 10 per cento dell'intera produzione italiana, situazione che sta diventando sempre più seria e pericolosa; pericolosa dal punto di vista salutare, poiché la disciplina ed i controlli che incombono sui produttori esteri non sono assimilabili a quelli italiani (Romania, Ungheria, Lettonia hanno regolamentazioni simili a quelle italiane dei primi anni 2,50) ed è inoltre pericolosa anche perché economicamente permette di importare latte per qualsiasi uso a costi nettamente inferiori".
Questi gli impegni che la risoluzione chiede al  Governo con riferimento ai risvolti sanitari:
-assumere iniziative normative affinché vengano semplificate le procedure burocratiche a carico delle aziende agroalimentari nei confronti delle ASL;
-prevedere meccanismi di tutela o salvaguardia verso gli allevatori onesti, che finora hanno rispettato i limiti imposti dalle quote latte ed ad agire verso chi non ha rispettato i limiti imposti dalla legislazione corrente;
- promuovere iniziative affinché alle imprese agricole siano garantiti prezzi di favore per l'acquisto del gas, dell'energia elettrica, del gasolio e dei mangimi per l'allevamento degli animali nonché dei medicinali;
- prevedere maggiori controlli sanitari sul latte importato e maggiori controlli soprattutto per i paesi extra Unione europea nonché interventi a livello europeo per prevedere che i controlli sanitari minimi siano portati al nostro livello in tutti i Paesi dell'Unione europea;

Infine sulla "Risoluzione Gallinella", anch'essa in linea di massima condivisibile, le perplessità riguardano che l'ipotesi di "esplicitare in etichetta i costi dei passaggi lungo la filiera appare di non facile realizzazione, molto complessa ed onerosa".