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MOZIONI APPROVATE

Iniziative per la sospensione degli studi di settore

Iniziative per la sospensione degli studi di settore
Con il parere favorevole del Governo sono state discusse e votate sei mozioni per la revisione dal 2016 degli studi di settore.
In Aula, il Viceministro dell'economia e delle finanze Luigi Casero, che ha riferito che l'Agenzia delle entrate "sta provvedendo ad effettuare anche per il periodo di imposta 2014 le analisi necessarie all'eventuale elaborazione dei correttivi tesi ad adeguare gli studi di settore alla particolare congiuntura economica: pertanto il Governo è impegnato ad adeguare gli studi di settore di quest'anno alla situazione economica prevista nel 2014".  Ma lo Studio di Settore è sotto accusa: "uno strumento diabolico, che non permette allo Stato di poter ottenere il pagamento delle tasse giuste". Per questo sei mozioni ne chiedono la sospensione o quanto meno il superamento.

Con il parere contrario del Governo, la Camera ha respinto le richieste di immediata sospensione degli studi di settore contenute nelle mozioni Fedriga n. 1-00607 e Rampelli n. 1-00737; l'Aula ha invece accolto le mozioni Pesco n. 1-00709, Paglia n. 1-00714, Rizzetto n. 1-00726 e Scuvera n. 1-00751, con le modifiche chieste dal Sottosegretario Casero, ovvero di rinviarne la decorrenza dal prossimo periodo d'imposta e che l'impegno del Governo sia quello di «assumere iniziative volte a regolamentare gli studi di settore affinché ne venga previsto un utilizzo come strumento di analisi per selezionare i contribuenti»

Le ragioni dei riformisti- Per l'On Rizzetto,  lo studio di settore "è attualmente uno strumento inadeguato a causa dei tempi di crisi entro i quali versiamo. La crisi ha reso imprevedibili i mercati e ha di fatto rimescolato le carte, specialmente nelle libere professioni. La vera casta che vogliamo andare a colpire non sono, signori, i professionisti, gli artigiani, le partite IVA". Gli studi di settore "devono essere aboliti o in questo senso adeguati, perché sono uno strumento di tassazione ai limiti dello strozzinaggio autorizzato". Secondo l'On Paglia "gli studi di settore non possono essere aboliti fino a quando qualcuno non produrrà una soluzione migliore sul piano della compliance generale, che noi valuteremo senza dubbio con grande attenzione, ma che non leggo, però, nelle mozioni di oggi. Devono, tuttavia, essere profondamente innovati sia nella redazione, che nell'utilizzo da parte dell'amministrazione". Per l'On Pesco, lo studio di settore "ha dei profondi bachi, che non permettono un utilizzo corretto di questo strumento". Lo studio di  settore" fissa una linea"  per i contribuenti che possono collocarsi sotto o sopra quella linea. " In entrambi i casi ciò rappresenta un fallimento di questa struttura fiscale dello Stato, perchè "chi sta sotto quella linea è costretto a dichiarare di guadagnare di più, anche se in realtà non guadagna". Chi sta sopra invece, "non potrà far altroche cercare di allinearsi, di appiattirsi, di andare a rincorrere quella linea al di sotto delle proprie possibilità".

Le proposte delle mozioni approvate-Il Governo si è impegnato ad aggiornare i parametri, le metodologie di calcolo e le funzioni di stima dei ricavi presunti relativi alle differenti attività soggette agli studi di settore affinché siano allineati, in maniera realistica e puntuale, alla perdurante situazione di crisi economica e finanziaria che attanaglia, da oltre cinque anni, gli esercenti attività di impresa, arte e professione, prevedendone l'applicazione già alle dichiarazioni dei redditi relative al prossimo periodo d'imposta.
L'Esecutivo si è impegnato fra l'altro anche a  prevedere, con decorrenza dal prossimo periodo d'imposta, la riforma degli studi di settore sostituendoli, o in ogni caso affiancandoli, con sistemi di controllo che incentivino una compliance preventiva tra contribuenti ed amministrazione finanziaria, anche attraverso la predisposizione di strumenti informatici gratuiti che consentano agli esercenti di confrontare in tempo reale l'andamento economico e finanziario delle proprie attività rispetto ai modelli statistici standard, comprendere le cause di eventuali scostamenti e porvi rimedio, ove necessario senza attendere i termini previsti per i dichiarativi fiscali.
Accolto anche l'impegno a ricorrere agli studi di settore impiegandoli esclusivamente quale strumento di selezione per l'ulteriore attività di controllo piuttosto che quale mero strumento accertativo; e ad ampliare la fascia di esclusione dagli studi di settore nei primi 3 anni di attività rispetto a quella attualmente prevista dal regime dei minimi.

Le iniziative del Governo- Secondo Casero "l'operazione di compliance che nasce con l'utilizzo degli studi di settore, quindi di adeguamento volontario dei contribuenti ad un certo livello di reddito, è un'operazione che sta funzionando". Tuttavia, nell'ambito dell'applicazione della delega fiscale, il Governo introdurrà "nuove e più avanzate forme di comunicazione tra il contribuente e l'amministrazione fiscale, anche in termini preventivi rispetto alle scadenze fiscali". Il rappresentante del MEF, senza entrare nel dettaglio,  ha annunciato "un sistema più certo e un sistema che fondamentalmente porti alla riduzione dell'elevatissima evasione fiscale che è ancora presente in questo Paese".