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PORCETTI TERMIZZATI

Maiale sardo escluso dall'EXPO, politici in rivolta

Maiale sardo escluso dall'EXPO, politici in rivolta
Maialetti sardi vietati all'Expo. L'Unione europea ha dato il via libera alla commercializzazione del prodotto, purché trattato.  «Sarebbe gravissimo - osserva Ugo Cappellacci - all'Expo fosse possibile assaggiare perfino insetti e fosse invece vietato proporre i maialetti e i salumi della Sardegna. Come spiegato dalla Coldiretti e dalle altre associazioni di categoria, esistono già gli strumenti per rispondere alle garanzie richieste dal Ministero. Si compiono già controlli rigorosi e si possono adottare modalità tali, peraltro già previste, per trasportare e movimentare i prodotti e non farli mancare in una vetrina così importante. Se così non fosse - continua l'ex Presidente della Regione -, sarebbe un danno grave e ingiusto per chi opera nel rispetto delle regole e all'intera comunità sarda. Poiché la partecipazione della Sardegna non è gratuita, ma la Regione spende cifre importanti, chiediamo alla Giunta regionale ad alzare, anche con il nostro sostegno, la voce e a scongiurare quella che sarebbe una decisione discriminatoria, miope e profondamente ingiusta».

La levata di scudi è bipartisan. Maggioranza e opposizione fanno quadrato. Il capogruppo del Centro Democratico Roberto Capelli «è del tutto irragionevole che per l'Expo venga concessa una deroga al divieto di importare carni extra Ue da Paesi con normative ritenute non in linea con i requisiti sanitari richiesti dall'Europa e allo stesso tempo si neghi alle carni suine sarde trattate termicamente, i cosiddetti "porcetti termizzati" di arrivare nel Padiglione Italia a Milano. Serve un intervento del ministro della Salute».

In un'interrogazione all'esponente del governo Renzi, il deputato nuorese segnala che «le carni suine "termizzate" non rientrano tra quelle a rischio di peste suina africana, virus proveniente dall'Africa, non contagioso per l'uomo ma solo per i suini, per il quale è stato deciso di imporre alla Sardegna di non lavorare ed esportare i suoi prosciutti, divieto peraltro esteso ingiustamente anche ai prosciutti sottoposti a trattamento di fermentazione e stagionatura naturali per oltre 190 giorni, che eliminano qualsiasi rischio legato alla peste suina africana. Gli allevatori sardi sono già in ginocchio, non gli si neghi ingiustamente anche la vetrina dell'Expo».

Insorge con vigore l'assessore regionale all'Agricoltura, che di recente, a Nuoro, ha partecipato a un importante convegno organizzato dal suo collega Lugi Arru proprio sul tema dell'eradicazione della Psa, presente in Sardegna dal 1978. «È inaccettabile - argomenta Elisabetta Falchi - che il ministero della Salute e la Commissione europea stiano valutando di autorizzare l'arrivo all'Expo 2015 di prodotti animali provenienti da tutto il mondo, che non rispettano le normative vigenti nell'Ue e continuino a impedire il movimento delle nostre carni suine sane e "termizzate", che con creerebbero alcun problema di carattere sanitario. Esistono delle norme comunitarie che disciplinano per la nostra Regione le deroghe per l'esportazione di carni opportunamente trattate e il ministero deve autorizzare questi movimenti, senza imporre ostacoli incomprensibili. Noi - conclude l'assessore - osserviamo le leggi e lo stesso devono fare a Roma e Bruxelles nei confronti delle 8 mila aziende sarde che rispettano i requisiti di biosicurezza e che a livello europeo rappresentano importanti modelli di efficienza. Sarebbe il colmo che sui banchi dell'Expo - conclude la Falchi - trovassimo insetti e carni di tutto il pianeta, come quella del coccodrillo che vorrebbero far arrivare dallo Zimbabwe, con il suino isolano lasciato invece alla porta».

L'assessore regìonale alla Sanità Luigi Arru  rivendica il merito di non aver trascurato il problema della peste suina.  «Con il ministro Lorenzin - conclude Arru - ne ho parlato di persona, poi ho inviato una lettera in cui la Giunta protesta vivacemente contro una decisione che ci discrimina. Confido in un ripensamento». (fonte)