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RICERCA EURISKO MSD

Pet in famiglia: molto amati ma poco vaccinati

Pet in famiglia: molto amati ma poco vaccinati
Presentata oggi alla stampa l'indagine GfK Eurisko- MDS sull'atteggiamento degli italiani nei confronti della prevenzione veterinaria.  Solo il 56% fa le vaccinazioni di base al proprio pet. Il Presidente dell'ANMVI: "rischioso riversamento dall’umana alla veterinaria di tendenze antiscientifiche". Ben altra cosa è l'approccio One Health.
Quello  descritto dalla ricerca di Gfk Eurisko, commissionata da Msd Animal Health e presentata oggi a Milano, sembra all'apparenza un quadro perfetto, il ritratto ideale della relazione uomo-animale. Eppure la  stessa indagine - condotta su un campione di 1.000 over 18 - scopre  anche delle ombre: non sempre questo profondo affetto fa rima con  salute e protezione.

Solo il 56% fa le vaccinazioni di base; il 43% la profilassi contro parassiti come zecche o pulci; il 29% contro  la filaria, la leishmaniosi e così via, il 25% le vaccinazioni specifiche come l'antirabbica. E c'è anche un 17% che non fa nessuna  vaccinazione o profilassi. Il veterinario resta comunque il punto di  riferimento per il 61%, la principale fonte di informazione sulla  salute del pet. Ma c'è chi attinge anche ad altri canali, da Internet  al passaparola, e solo il 46% verifica sempre o spesso i consigli fai  da te col 'medico di base' degli animali.

Amare il pet di casa (ambiente in cui vive 'h24' il 54% degli animali da compagnia) "non deve equivalere a umanizzarlo, a comprargli un cappottino alla moda o garantirgli una toilette" a 5
stelle. "Se lo amo parto dalla prevenzione. La salute è un diritto  costituzionale anche per gli animali", evidenzia Emanuele Minetti, presidente dell'Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari
italiani) Lombardia e coordinatore Italia Nord Ovest.

E una sola salute per uomo, animali e ambiente "significa che c'è un equilibrio complesso in cui tutti gli elementi sono legati uno all'altro", aggiunge Roberto Villa, professore ordinario di farmacologia e tossicologia veterinaria all'università degli Studi di Milano.

Eppure, sempre dall'indagine emerge che un irrisorio 8% dei proprietari di cani e gatti pensa che sia elevata la possibilità che cani e gatti trasmettano malattie all'uomo, su un 48% di persone che sa dell'esistenza di questo rischio. Nella vita reale questo si traduce in errori quotidiani: non sono in molti a pulire le zampe al cane (44%) o al gatto (17%) dopo la passeggiata, ancora meno si preoccupano di controllare il pelo (26% cane, 15% gatto).

"Un animale ben accudito riduce notevolmente il rischio di diffusione di malattie- dichiara Paolo Sani di MSD Animal Health-  rende appagato il proprietario e diventa parte integrante di un ecosistema in salute. Si parla spesso di cura, intendendola solamente come intervento per combattere una malattia, dimenticandosi un po’ troppo spesso che la miglior cura possibile oggi è la prevenzione, in grado di garantire un maggior benessere all’animale e minori costi di intervento sulla sua salute (e quindi un maggior risparmio). La prevenzione soddisfa quindi al meglio i bisogni degli animali, delle persone e di tutto l’ambiente: lavoriamo in quest’ottica e lo facciamo proprio grazie alla continua ricerca,intervenendo sugli animali prima che si ammalino e diminuendo quindi la necessità che debbano poi essere trattati in maniera più aggressiva".

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