• Utenti 10
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 30940
PARERE DEL CNB

Alimentarsi correttamente è una questione bioetica

Alimentarsi correttamente è una questione bioetica
Il Comitato Nazionale di Bioetica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri affronta il tema degli stili di vita e della corretta alimentazione. La sicurezza e la qualità dei prodotti alimentari dipendono da norme dello Stato. La salute è un diritto costituzionale. Ma dal punto di vista bioetico, il cittadino ha responsabilità individuali e collettive.
Condurre uno stile di vita adeguato e alimentarsi correttamente non è solo un sacrosanto diritto, ma è anche una questione di responsabilità. Il CNB  affronta in chiave responsabilizzante la materia e lo fa in un  parere diffuso in questi giorni, concludendo con una serie di raccomandazioni.

Il CNB ritiene che lo Stato non debba esercitare un diritto di controllo sulle decisioni personali, salvo che queste non implichino dei rischi che minacciano direttamente la salute o la vita di altri. Fermo dunque restando la libertà di sviluppare un concetto di 'salute' che non può essere imposto dall'alto, il CNB sollecita espressamente  la responsabilità di ciascuno verso la propria salute sotto due profili. Il primo è quello della responsabilità verso se stessi: la salute costituisce una delle condizioni per poter esprimere appieno la propria personalità e la prevenzione di quella quota di fattori di rischio sanitario ascrivibile a comportamenti individuali modificabili produce un vantaggio personale, anche in termini di risparmio di  sofferenze. Il secondo profilo è quello della res ponsabilità collettiva: in condizioni di risorse limitate, il mantenimento di un efficiente servizio sanitario rivolto al maggior numero possibile di cittadini è interesse di tutti i cittadini e deve quindi poter contare sull‟impegno personale dei singoli a contribuire, per quanto possibile, al mantenimento della propria salute.

Lo Stato "deve mantenere e potenziare una forte sorveglianza sulla qualità dei prodotti alimentari in circolazione nel Paese, anche in relazione al Paese di provenienza", ma il cittadino-consumatore non è un soggetto passivo. Infatti, il documento mette in evidenza la rilevanza e la connessione tra il diritto alla salute dei cittadini e il dovere di solidarietà sociale. Nel richiamare i diversi percorsi delle politiche socio-sanitarie, il Comitato sottolinea l‟importanza di un‟azione culturale ampia che metta in moto tutta la società attraverso vari livelli di intervento: educativo (familiare e scolastico), sociale (informativo e formativo) e statale.


La prima raccomandazione del Comitato è di "promuovere la ricerca di evidenze scientifiche sulle cause dei fattori di rischio per la salute (ad es. il legame tra l‟obesità e l‟assunzione di certi cibi o certe cause metaboliche); ricerche psicologiche sulle motivazioni e demotivazioni rispetto a stili di vita responsabili per la salute, non trascurando che vi è spesso una componente sociale nell‟assunzione di alcol o nel modo di nutrirsi e che gli stili di vita possono obbedire a consuetudini sociali, se non a veri e propri rituali)". Vanno anche svolte "ricerche sulla efficacia sociale di certi interventi (ad es. il rapporto tra l‟aumento dei prezzi e la diminuzione del consumo di un prodotto che danneggia la salute) e il loro impatto sociale; ricerche su strumenti e metodi necessari, efficaci e proporzionati per la salute pubblica".

Il parere richiama  alla responsabilità sociale, anche le industrie "disincentivando, con una adeguata regolamentazione, la produzione sin dall‟origine e la commercializzazione di prodotti potenzialmente dannosi per la salute stigmatizzando strategie commerciali e campagne pubblicitarie ingannevoli; sotto questo profilo sarebbe opportuno prendere in considerazione l‟esigenza di compensare i danni economici subiti dal SSN".

Fra gli interventi "per rendere più agevole alle persone la possibilità di condurre vite sane anche secondo logiche riconducibili al „nudging‟, ossia favorendo la promozione senza imposizioni" , il Comitato invita- tra l'altro- a "facilitare la possibilità di optare per cibi più sani, etichettando in modo chiaro i prodotti o esplicitando diverse opzioni nei ristoranti, ecc.".

Stigmatizzate le politiche di tassazione dei prodotti, che " colpiscono il consumatore, spesso senza significativi effetti di disincentivazione, mentre eventuali indennizzi che le imprese dovessero pagare al servizio nazionale - quantomeno in base alla correlazione fra maggiori oneri per il servizio stesso e arricchimenti conseguiti dalle imprese - contribuirebbero a sollevare almeno in parte l‟ente pubblico dalle spese, onerando anziché il consumatore che si ammala coloro che traggono vantaggio dal consumo".

Va, infine, richiamata secondo il CNB,  "la responsabilità dei media nella presentazione delle informazioni scientifiche sulla salute, affinché siano consapevoli dell‟impatto che avranno sul pubblico".