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PROTOCOLLO OPERATIVO

Un regime di sorveglianza specifico per gli uccelli da richiamo

Un regime di sorveglianza specifico per gli uccelli da richiamo
Su tutto il territorio nazionale, nell'attività venatoria, si applica il protocollo operativo emanato dal Ministero della Salute.

Identificazione mediante inanellamento dei singoli uccelli da richiamo, sorveglianza specifica, stato sanitario e particolari cautele di gestione. Queste in sintesi le misure previste dal Dispositivo firmato il 3 settembre dal Direttore Generale Silvio Borello e inviato ai Servizi Veterinari regionali.

Modificabile in base all'evoluzione epidemiologica, questo nuovo Dispositivo della Direzione Generale della Sanità Animale (DGSAF) riguarda l'utilizzo di uccelli da richiamo (Anseriformi e Caradiformi) nell'attività venatoria. Ad oggi la situazione nazionale riguardante i virus dell'influenza aviaria "è considerata favorevole", spiega la DGSAF, ma "è necessario garantire idonee misure di biosicurezza e di individuazione precoce della malattia"

Prevista, dunque la comunicazione e la registrazione dello stato sanitario degli uccelli da richiamo e dei test di laboratorio in caso di morte e - in abse alla situazione epidemiologica- alla fine del periodo di utilizzo venatorio nelle zone particolarmente a rischio di introduzione dell'influenza aviaria.
Fra gli uccelli da richiamo e il pollame domestico ( e altri selvatici) dovrà esserci "una rigida separazione". Il protocollo sanitario prevede la pulizia e la disinfezione dei mezzi di trasporto e delle attrezzature utilizzate e "orientamenti relativi a buone pratiche di biosicurezza".

Ponte epidemiologico- Gli uccelli selvatici e acquatici in particolare giocano un ruolo rilevante nell'evoluzione dei virus influenzali, "assicurandone la variabillità genetica" avverte il Ministero. Un ruolo attivo, dunque, nella diffusione dei virus ad alta patogenicità che negli ultimi due anni si è riproposto in maniera significativa. Anseriformi e Caradriformi, come richiami vivi nella pratica venatoria "potrebbe rappresentare un pericolo di introduzione di virus influenzali dalle popolazioni selvatiche a quelle domestiche"; si tratta di due specie ampiamente ricettive ai virus influenzali e, nel caso di richiami, i soggetti utilizzati possono rivestire il ruolo di "interfaccia ecologica" per i virus influenzali, creando un "ponte epidemiologico tra ambiente naturale e ambiente antropizzato, con maggiori rischi di trasmissione dell'infezione al pollame e all'uomo, in caso di circolazione nei selvatici di virus a potenziale zoonotico".

Nella stesura, la Direzione Ministeriale ha tenuto conto della nuova Decisione di Esecuzione della Commissione Europea (2018/1136) per mitigare il rischio di aviaria ad alta patogenicità.

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