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IL COMMENTO

Equo compenso, Sacconi: servirà un atto interpretativo

Equo compenso, Sacconi: servirà un atto interpretativo
Votato con la fiducia il decreto fiscale estende il principio dell’equo compenso per gli avvocati a tutte le professioni.

Tempi di legislatura troppo corti per inserire l’equo compenso nel disegno di legge in discussione in Commissione Lavoro, che allora entra nella corsia preferenziale del decreto fiscale. Forte di consensi bipartisan, il decreto fiscale è stato approvato con la fiducia dal Senato (e trasmesso alla Camera) e pertanto appare scontata l’approvazione di un principio (inseirto nell' articolo 19-quaterdecies del decreto fiscale) sul quale concordano Governo e Parlamento, ma che fa discutere.

Il primo a rilevare criticità è proprio il Senatore Maurizio Sacconi, che pure ha votato a favore. In primo luogo, la sua è una dichiarazione di “addio” al suo disegno di legge:: il decreto fiscale- ha dichiarato- “assorbe il contenuto principale del mio disegno di legge, anche se non dovrà esserne dimenticata la parte dedicata ai tempi certi di prescrizione della responsabilità civile dei professionisti”- ha fatto notare. “Ora un atto interpretativo dovrà concorrere a dare definizione certa delle clausole vessatorie destinate a nullità”- ha aggiunto- così come potrà individuare negli usi rilevabili dal sistema camerale il necessario riferimento per le professioni non regolate”.

In ogni caso, per Sacconi, l’introduzione dell'equo compenso delle prestazioni professionali “costituisce un principio fondamentale, la cui affermazione è tanto più rilevante, quanto più forte è la propensione in atto a svilire il lavoro, al punto da pretenderne spesso la gratuità”.
“Sono anche soddisfatto – ha concluso- della decisione di applicarlo a tutti i committenti come a tutti i professionisti, perché i principi non tollerano deroghe e perché obiettivo implicito rimane la tutela dei consumatori dalle prestazioni scadenti”.

L’emendamento (articolo 19-quaterdecies del decreto fiscale) archivia alcune ipotesi sorte in Commissione Lavoro, anche provenienti da Palazzo Chigi,  e che il Presidente Sacconi non ha fatto mistero di non condividere, come il vincolo dell'equo compenso solo per le amministrazioni pubbliche, il distinguo fra professioni ordinistiche e non regolamentate e la proposta di un salario minimo orario.

La norma sull'equo compenso nasce per gli avvocati e viene estesa alle altre prodessioni. Il Sen Ricchiuti ha sollevato in Senato il problema della sua compatibilità con le altre professioni: "Bisognerà chiarire cosa significa estendere il diritto all'equo compenso previsto per la professione forense, in quanto compatibile, anche ai professionisti iscritti o meno agli ordini”- ha dichiarato.
Secondo la Sen Vicari, invece "l'introduzione dell'equo compenso per la professione degli avvocati contiene già in sé la prospettiva per un allargamento alle altre realtà professionali". La norma- ha concluso- è "l'architrave di un sistema che in futuro potrà estendere a tutti i professionisti l'equo compenso".

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